Mole Antonelliana
Modello in legno della Sinagoga di Torino: Mole Antonelliana
Il modello, in scala 1:50, misura complessivamente 0,90 x 1,13 x 3,45 m. Si tratta, verosimilmente, del modello in legno realizzato da Felice Porro ed esposto dal Municipio di Torino all'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-92, così come riportato dall'arch. Franco Rosso nelle note relative ai Modelli della Mole inserite nel Catalogo critico dell'Archivio Alessandro Antonelli, I disegni per la Mole di Torino, Vol. I, Torino, Museo Civico di Torino, 1975, pag. 195.
Il modello è stato esposto a lungo negli spazi didattici dell'Università di Palermo e, negli ultimi venti anni "conservato" nel deposito del Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia. Nel 1998 è stato affidato all'arch. S. Guardì e all'Arch. G. Di Salvo, il restauro del modello che ha richiesto circa 900 ore di lavoro ed ha comportato un'attenta e minuziosa pulitura di tutte le parti e la reintegrazione di quelle andate perdute, tra cui: colonne, balaustre, infissi ed elementi di rivestimento e di decoro della volta, delle facciate e dei pavimenti. Anche l'angelo posto sulla cuspide è stato ricostruito. Infine, si è provveduto alla verniciatura della maggior parte del modello.
La Sinagoga di Torino di Alessandro Antonelli 1860-1889 L'edificio, destinato a sede del tempio israelitico della comunità ebraica torinese, fu iniziato nel 1863 su progetto di Alessandro Antonelli (Ghemme, Novara 1798 - Torino 1888).
L'originale concezione strutturale, che consentì all'edificio di passare da un'altezza iniziale, prevista nella prima versione del progetto, di soli 47 m, all'attuale che raggiunge i 167 m, si deve all'adozione del cosiddetto sistema costruttivo "antonelliano". L'Antonelli realizza, infatti, "...in termini puramente murari, una struttura integralmente a scheletro le cui determinazioni essenziali sono le seguenti: minimo impiego di materia, dunque massima economia: pianta completamente libera da ostacoli e vincoli murari, dunque massimo di flessibilità distributiva, anche nel tempo; involucro a maglie completamente a giorno, dunque possibilità di illuminare ed aerare convenientemente [...]. Si tratta di requisiti che soltanto l'architettura in ferro aveva potuto realizzare...".
Durante l'esecuzione dei lavori il progetto originario subì, numerose modifiche che videro trasformarsi l'originaria cupola, sormontata da un lucernario, in una volta a padiglione capace di assurgere a simbolo della città.
Alla morte di Alessandro Antonelli, gli succedette nella conduzione dei lavori il figlio Costanzo che però, a lavori quasi ultimati (nel 1900), venne sollevato dall'incarico dall'Amministrazione Civica per alcune divergenze nate in merito alle opere di decorazione interna che si stavano realizzando su disegno del padre.
Di queste ultime quelle riguardanti la grande aula e la cupola vennero completate, su disegno di Annibale Rigotti, soltanto tra il 1905 e il 1908, in occasione della sistemazione dell'edificio in Museo del Risorgimento Italiano.
Tra il 1930 e il 1932 vennero realizzate poderose opere di cemento armato, per il consolidamento delle fondazioni. I pilastri e le colonne antonelliane vennero, inoltre, racchiuse in robuste strutture reticolari innalzate fino all'imposta della grande volta.
Tra il 1950 e il 1953 vennero realizzate altre opere di consolidamento nell'intercapedine della cupola la cui cuspide, crollata il 23 Maggio del 1953 per circa 50 m a causa di un violento uragano, venne ricostruita utilizzando strutture prefabbricate in acciaio. I lavori, che previdero oltre alla ricostruzione delle parti crollate anche l'introduzione di un ascensore panoramico, vennero conclusi nel 1961.
Dopo essere stata utilizzata, dal 1980 al 1994, come sede espositiva per mostre temporanee l'edificio è stato sottoposto ad una radicale opera di recupero finalizzata alla sua trasformazione in Museo Nazionale del Cinema.