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Architettura

Presentazione

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Il Dipartimento di Architettura (DARCH) è composto da 89 docenti/ricercatori; da 36 allievi del dottorato di ricerca; da 10 titolari di borsa di studio o assegno di ricerca, da 21 unità di personale tecnico amministrativo.
Al Dipartimento afferiscono Professori e Ricercatori strutturati o in formazione, provenienti da diversi settori scientifici, caratterizzati da: affinità di studi, modalità e contesti di ricerca contigui (area 08 ed eventuali altri ambiti interrelati); ampia articolazione di punti di vista diversi sulla conoscenza delle trasformazioni fisiche dei luoghi - sia in senso diacronico che sincronico; capacità di ideare, progettare, rappresentare, controllare e gestire le suddette trasformazioni e di trasmetterne caratteri e peculiarità, attraverso sistemi di comunicazione congrui.
Le ricerche e le competenze del DARCH investono l’intero ambito delle analisi, indagini e trasformazioni dell’ambiente fisico; e vanno dalla progettazione architettonica, urbana e paesaggistica alla pianificazione urbana e territoriale; dal processo progettuale in termini di requisiti e prestazioni, finalizzati alla costruzione, alla diagnostica sui beni architettonici, nei termini della loro conservazione; dalla indagine storica al rilevamento e ricostruzione dei beni architettonici, volti al restauro e alla loro valorizzazione.

 

 


Direttore: Prof. Francesco Lo Piccolo - direttore.darch@unipa.it

Direttore Vicario: Prof. Rosario Nobile - rosario.nobile@unipa.it

Responsabile Amministrativo: Mario Gagliano - mario.gagliano@unipa.it

icona localizzazione sito Sede amministrativa: Viale delle Scienze, Edificio 14 - 2°P - 90128 Palermo.
 Altre sedi: Viale delle Scienze, Edificio 8, scala F4 - 1°P - 90128 Palermo.


Mail dipartimento.architettura@unipa.it
PEC dipartimento.architettura@cert.unipa.it

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Il Dipartimento di Architettura viene attivato con decorrenza 01/01/2011 quale risultato dell’unificazione del Dipartimento di Storia e Progetto nell'Architettura, il Dipartimento Città e Territorio, ed il parziale assorbimento del Dipartimento di Rappresentazione ed il Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia.

 

Il Dipartimento di Storia e Progetto nell'Architettura era stato costituito con D.R. n. 55/1983 con l’afferenza di docenti provenienti dalla facoltà di Architettura, e in particolare da diversi istituti: di composizione architettonica, di storia dell’architettura, di caratteri distributivi degli edifici e di urbanistica. Si trattava di un dipartimento pluridisciplinare ed il nome comprendeva questa molteplicità di punti di vista che si predisponevano sugli studi dell’architettura. Successivamente si era aggiunto un nuovo filone di studi, quello del recupero dei beni storici e artistici. Le aree multidisciplinari di ricerca del dipartimento erano, quindi, quelli della progettazione architettonica e urbana, progettazione urbanistica e pianificazione territoriale, storia e restauro.
Il dipartimento era dotato di valide strutture, quali la biblioteca, alcuni laboratori, ed è stato sede di dottorati e master. La sezione Fondi Speciali comprende particolari lasciti di archivio effettuati a favore del Dipartimento, come il Fondo Giuseppe Caronia, il Fondo Salvatore Caronia Roberti ed il Fondo Antonio Zanca. Nell'ambito del settore della storia dell’architettura è stato attivo il "Fondo Sicilia", che raggruppa tutti quei documenti che trattano tematiche relative alla regione siciliana.
Numerose sono le attività di ricerca svolte, anche per conto terzi. Il dipartimento ha promosso una serie di attività culturali e scientifiche sia all’interno che all’esterno dell’ateneo, ed è stato presente nello scenario della ricerca scientifica e culturale sia a livello nazionale che internazionale.
Tra i progetti nati all’interno del dipartimento, rientra quello della nuova sede della facoltà di Architettura, il piano regolatore generale e attuativo della città di Bagheria, la consulenza sullo studio di fattibilità della trasformazione in viale urbano della circonvallazione della città di Palermo, e il contributo al progetto sui servizi del centro storico di Palermo. Il dipartimento è stato sede di master, nel campo dei beni culturali e in quello del restauro. Erano presenti anche due dottorati, quello di progettazione architettonica e di storia, con sede amministrativa presso il dipartimento, mentre per altri, vi ha partecipato come sede consorziata.
Con Decreto Rettoriale n. 810 del 15 marzo 2010 veniva disattivato il Dipartimento di Design, che confluiva nel Dipartimento di Storia e Progetto nell'Architettura.
Il Dipartimento di Design, nato dall’infaticabile lavoro di Anna Maria Fundarò, dall’atto della sua costituzione ha avviato un processo di potenziamento dell’attività di ricerca esplicitando i risultati all’intera città. Dal 2002, ha completato una ricerca nazionale sul Sistema Design Italia in consorzio con altre università italiane ottenendo il prestigioso XIX premio Compasso d’Oro (Settore Ricerca). Ha organizzato una serie di convegni e realizzato mostre, proponendo i temi di ricerca che ne fondano lo statuto scientifico e si è proposto per gli Enti e le aziende che operano nel campo della comunicazione e del prodotto come valido interlocutore istituzionale. Gli esiti delle ricerche sono confluiti in diverse pubblicazioni.
Per la realizzazione di questo programma, il Dipartimento ha coinvolto istituzioni pubbliche e aziende private, che vanno dall’Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali della Regione Sicilia, Assessorato al Lavoro e alla Cooperazione delle Regione Sicilia, Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, Fondazione del Banco di Sicilia, Ismett, Confindustria, Flos, Luceplan, Molteni.
Tale programma si è anche esteso a un ampio progetto di formazione che prevede oltre al Corso di Laurea Triennale in Disegno Industriale l’attivazione del Corso di Laurea Specialistica in Design per l’area mediterranea e il Master in Design per lo Sviluppo.
Il Dipartimento ha esteso il dibattito nell’ambito nazionale e internazionale, invitando personalità prestigiose come Branzi, Magistretti, Maldonado, Sottsass. Ha partecipato a Genova 04, “Capitale della Cultura”, con la presenza a convegni e mostre sul Design Mediterraneo (MeDesign), che pubblicizza gli esiti della ricerca d’interesse nazionale cui il Dipartimento ha partecipato.
Con una ricerca specifica, il Dipartimento ha fatto il punto sull’attività dei giovani designer in Europa (e nel mondo) nell’ultimo decennio, prendendo in esame le nuove tendenze di progetto, l’auto-produzione, i cambiamenti nella professione di designer, i modi con cui il design si confronta ai temi del presente, come il rapporto tra mondializzazione-identità locali, la contraddizione industria-artigianato, la questione ecologica e ambientale.
Si è impegnato a promuovere una serie di progetti di giovani designer realizzati in collaborazione con alcune delle aziende siciliane più aggiornate e dinamiche. Il progetto di formazione complessivo, è volto ad avviare un possibile processo di produzione per un mercato non locale e al rinnovamento e modernizzazione della produzione siciliana. Ha elaborato una serie di contributi di carattere generale e settoriale che, incrociando dati statistici, acquisizioni extra-disciplinari, osservazioni ed esperienze dirette, hanno dato prospettive di lettura dello stato della produzione industriale siciliana e illuminato le sue connessioni, in atto e potenziali, con le pratiche progettuali e le metodologie di ricerca proprie del disegno industriale. Ha proposto, in sinergia con aziende siciliane design-oriented, una piccola produzione che ha già riscosso successo in ambito nazionale. Ha messo in evidenza casi studio su aziende che hanno elaborato un sistema-prodotto di particolare interesse, con attenzione alle strategie progettuali qualificanti rispetto a un contesto produttivo ancora debole e discontinuo ma che negli ultimi anni mostra di recepire rapidamente le trasformazioni indotte dai processi di globalizzazione in atto. Un punto di partenza per una riflessione mirata a riconsiderare il ruolo della Sicilia e del Meridione nel Sistema Design Italia.
 

Il Dipartimento Città e Territorio, costituito nel 1984, ha fornito sistematicamente contributi per la risoluzione di alcuni problemi della città di Palermo e del territorio regionale. É stato attivo in pubblicazioni, progetti di ricerca, convegni e collane editoriali.
Nel Dipartimento erano confluiti tutti i docenti dell’istituto di Urbanistica e Pianificazione territoriale della Facoltà di Architettura e alcuni dell’Istituto di Architettura tecnica ed Urbanistica della Facoltà di Ingegneria.
Si trattava di un Dipartimento interdisciplinare, che comprendeva corsi di urbanistica e pianificazione, assetto del paesaggio, estimo ed economia urbana; corsi di storia dell’architettura, di storia dell’urbanistica e storia della città e del territorio; corsi di infrastrutture dei trasporti e un corso di materie giuridiche. Era inoltre dotato di una biblioteca specialistica, di una cartoteca e di un laboratorio di informatica.
Da sottolineare la collaborazione con l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente (2000) per la preparazione di due circolari regionali, importanti strumenti amministrativi, una finalizzata all’aggiornamento dei contenuti dei piani regolatori generali (ispiratore il professore Bernardo Rossi Doria, docente di urbanistica); l’altra, predisposta dalla professoressa Cannarozzo, che fornisce nuovi indirizzi metodologici e progettuali per la redazione dei piani di recupero dei centri storici.
Intensa è stata l’attività del Dottorato di ricerca in Pianificazione urbana e territoriale. Il Dottorato è sorto in forma consortile tra l’Università di Palermo, Catania e Reggio Calabria. La formazione del dottorando era finalizzata allo svolgimento di ricerche riguardanti l’assetto della città e del territorio, la riqualificazione del paesaggio e dell’ambiente, il recupero dei centri storici, attraverso un sistematico confronto con scenari internazionali e nazionali.
Attivo in pubblicazioni, progetti di ricerca, convegni, collane editoriali, il Dipartimento ha realizzato un Bollettino di informazione sulle proprie attività. Inoltre, il Dottorato di ricerca pubblicava un periodico “in Folio”, che risentiva dei passaggi generazionali dei dottorandi. Alcuni docenti collaboravano con l’AESOP, Association of European Schools of Planning, struttura di ricerca e formazione, che ha il fine di promuovere la circolazione delle attività didattiche e di ricerca delle scuole di pianificazione nelle diverse realtà europee, tramite iniziative e programmi comuni di ricerca.
Molti docenti fanno parte della SIU (Società Italiana Urbanisti). Attorno al Dipartimento gravitavano anche l’Istituto Nazionale di Urbanistica e l’ANCSA, Associazione Nazionale Centri Storici e Artistici.
Alcune ricerche, infine, sono confluite all’interno della redazione del piano territoriale urbanistico regionale avviato dall’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente. Le convenzioni stipulate nel 2000 (e concluse nel 2001) tra il Dipartimento e l’Assessorato riguardano: “I sistemi culturali locali” di cui il professore Maurizio Carta è responsabile scientifico (rifinanziamento nel 2002); “Il sistema dei centri storici” di cui è responsabile scientifico la professoressa Cannarozzo. Nel 2002 sono state stipulate altre convenzioni: una sui sistemi territoriali e sul fabbisogno abitativo diretta dal professore Gustavo Cecchini; una sul sistema della mobilità e dei trasporti diretta dal professore Ferdinando Corriere.
 

Nel 1985 con l'afferenza dei docenti dell'Istituto di Elementi di Architettura e Rilievo dei Monumenti della Facoltà di Architettura e con quella dei docenti dell'Istituto di Disegno e Topografia della Facoltà di Ingegneria, nasceva il Dipartimento di Rappresentazione, Conoscenza, Figurazione, Trasformazione dell'Ambiente Costruito/Naturale con la direzione di Margherita De Simone.
Al Dipartimento afferivano ricercatori e docenti operanti nel campo della rappresentazione e progettazione architettonica, della topografia, della fotogrammetria, del telerilevamento, dei sistemi informativi territoriali. Il Dipartimento era organizzato in due plessi di cui il primo, comprendente anche l'amministrazione e la biblioteca, aveva sede nel centro storico della città, il secondo ospitato presso la Facoltà di Ingegneria all'interno del Parco d'Orleans.
L'obiettivo era quello di organizzare, promuovere e coordinare le attività di ricerca sulla Rappresentazione della conoscenza e dei processi di trasformazione dell'ambiente costruito e naturale secondo le seguenti linee metodologiche: Disegno dei processi di trasformazione tramite: la lettura critica dell'ambiente (analisi e rilievo); l'elaborazione critica delle ipotesi di trasformazione dell'ambiente attraverso metodologie di lettura (procedure semiologiche, analisi gestaltiche, studi sulla geometria ecc.); Indagine sui modi della presenza delle ragioni teorico-culturali nelle trasformazioni dell'ambiente fisico.
Con il concorso di tutti i docenti afferenti al Dipartimento venivano attivate una serie di ricerche riguardanti: la tradizione della storia del luogo come materiale dell'architettura ai fini della conoscenza (rilievo e documentazione dei centri antichi e contemporanei, dell'edilizia di base e delle emergenze, analisi delle risorse paesaggistiche e dei valori ambientali del territorio); la tradizione disciplinare come materiale dell'architettura ai fini operativi (rapporto tra segno e significato, tra linguaggio e forma del processo progettuale, studi sulla tipologia e studi sulle geometrie).
Da tali ricerche conseguivano una serie di volumi pubblicati nella "Collana Pietra".
 

Il Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia, istituito il 01/01/1988, con D.R. n.305 del 30.12.87, nasceva dall'afferenza dei docenti provenienti dall'Istituto di Architettura Tecnica della Facoltà di Ingegneria e dall'Istituto di Disegno Industriale e Produzione Edilizia della Facoltà di Architettura.
L'Istituto di Architettura Tecnica è erede di una tradizione ottocentesca, derivata dalla "Scuola di Applicazioni per Ingegneri ed Architetti" istituita nel 1860 ed attivata dal 1866 e diretta da Giovan Battista Filippo Basile, che fu anche il primo Direttore dell'Istituto di Architettura Tecnica. Il Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia vanta dunque una storia più che centenaria, alle cui radici troviamo i grandi maestri dell'Ingegneria e Architettura ottocentesca e del Liberty palermitano e docenti quali Ernesto Basile, Giuseppe Capitò, Salvatore Benfratello, Salvatore Caronia Roberti e Vittorio Ziino.
L'Istituto di Disegno Industriale e Produzione Edilizia si costituì nel 1981 con la confluenza di docenti provenienti dall'Istituto di Composizione e dall'Istituto di Costruzioni della Facoltà di Architettura. Al Dipartimento hanno aderito soltanto i docenti del settore Tecnologia dell'Architettura.
L'attività di ricerca che si svolge nell'ambito del Dipartimento si muoveva nell'ottica dell'innovazione edilizia e della conservazione del patrimonio storico, con particolare attenzione al territorio siciliano. Essa comprendeva i seguenti settori: Procedimenti costruttivi, componenti e materiali tradizionali ed evoluti; Recupero e conservazione del patrimonio edilizio esistente; Metodi e strumenti di progettazione e gestione del processo edilizio; Tipologie edilizie; Sistemi urbanistico ambientali e paesaggistici; Tecniche informatiche applicate al processo edilizio; Storia delle tecniche e dei procedimenti costruttivi; Progettazione architettonica, urbana e degli interni.
Nell'ambito del Dipartimento erano attivati i dottorati di ricerca in "Ingegneria Edile: Tradizione e Innovazione" e "Recupero e fruizione dei Contesti Antichi".
Il Dipartimento aderiva al Gruppo Insieme di cui fanno parte: il Politecnico di Milano, l' École d'Architecture de Paris La Villette, la Hanyang University di Seoul, la Tsingua University di Pechino. In tale ambito vengono promosse attività didattiche e culturali di particolare rilievo.
Altrettanto attivo in convegni, seminari, pubblicazioni, il Dipartimento dispone di una vasta biblioteca contenente circa quattordicimila volumi, antichi trattati, atlanti di Architettura datati dalla metà dell'Ottocento, in edizioni tedesche e francesi, con pregevoli litografie a colori, nonchè il prezioso "Lascito Benfratello", donato dalla famiglia del grande maestro e recentemente riordinato. Della grande tradizione dell'epoca Liberty e dell'ingegneria ottocentesca sono testimonianza alcuni mobili realizzati dalle officine Ducrot e pregiate vetrine attribuite a Ernesto Basile.
Una collezione di circa duecento modelli scientifici, esposti in bacheche, documenta particolari di sistemi costruttivi e materiali per l'edilizia, insieme ad un imponente plastico in legno dipinto che ripropone la Mole Antonelliana. Il Dipartimento è dotato di un laboratorio fotografico digitale, di un laboratorio informatico per stampe ed acquisizioni, nonché di un laboratorio sperimentale sui materiali e componenti per l'architettura e l'edilizia. Il Dipartimento fa inoltre parte della rete di Laboratori UninetLab.

 


Palazzo Larderia

pal_larderiaSito in C.so Vittorio Emanuele 188, con altro ingresso su via dei Cartari 19, è la sede amministrativa del Dipartimento.
E' stato sede del Dipartimento di Storia e Progetto nell'Architettura e del Dipartimento Città e Territorio sino al 31 dicembre 2010.
Il 13 giugno 1567 il Senato di Palermo deliberava l’avvio di una grande operazione urbana: l’allargamento dell’antica strada del Cassaro e il suo prolungamento sino a piazza Marina. Si trattava di un intervento di grande respiro, destinato a modificare per sempre la forma della città e il suo destino. Imponenti palazzi della stessa altezza vennero progettati e allineati sui nuovi fronti della strada e grazie a incentivi e meccanismi legislativi innovativi il processo venne completato in tempi insolitamente brevi.
In un’area occupata da abitazioni modeste, probabilmente già colpite dall’alluvione del settembre 1558, il mercante savonese Paolo Ferreri iniziò la costruzione di una grande residenza. Benché soggetto nel corso degli ultimi secoli ad ampliamenti, mutazioni e rinnovamenti, è ancora possibile cogliere alcuni aspetti del primo progetto.
Dopo l’acquisto di immobili ricadenti nell’area, la costruzione è documentata a partire dal maggio 1571. I maestri coinvolti nella fabbrica sono in buona parte liguri e tra essi spicca il savonese Francesco Brilla; appare quindi molto plausibile che Ferreri desiderasse che la propria “domus magna” fosse ispirata alle più moderne residenze della sua patria. In particolare non si può escludere che ci fosse (non solo per Paolo Ferreri, ma anche per altri facoltosi committenti) il desiderio di emulare i risultati della prestigiosa Strada Nuova di Genova.
L’impianto planimetrico del palazzo, un volume cubico, con un atrio di ampio respiro, e, al piano superiore con un vasto salone centrale passante e aperto sul cortile attraverso una loggia a tre luci, immette delle sensibili novità nei modelli abitativi palermitani.
Come in altri esempi di via Toledo il piano terra era adibito a locali per botteghe e impaginato con un ordine bugnato. La realizzazione in pietra a vista di questa parte basamentale ancora visibile (estesa per nove campate) può rendere idea dell’impegno economico e della qualità di dettaglio richiesta nella fabbrica.
La storia successiva del palazzo non è ancora nota in molteplici aspetti.
Nel 1750 il celebre architetto Giovan Battista Vaccarini, su incarico del nuovo proprietario Antonio Ventimiglia, conte di Prades, elaborava una relazione sullo stato del palazzo. Lo scritto indica come i fronti laterali e posteriore fossero incompleti e che ancora quasi due secoli dopo l’avvio della fabbrica, la parte compiuta della costruzione era quella prospiciente il Cassaro. Vaccarini denuncia inoltre che i vani del piano nobile non erano tutti allo stesso livello, ma che la differenze di quote tra i solai erano risolte con fastidiose scale interne. La descrizione farebbe intuire che nel cantiere cinquecentesco erano state inglobate costruzioni preesistenti, unificate solo nel disegno di prospetto. Non sappiamo se la relazione dell’architetto comportò una immediata e generale riconfigurazione degli interni e l’avvio di fabbriche per sopraelevare i corpi intorno al cortile. Forse in questa fase si può pensare sia stata rimodernata la scala con l’introduzione del marmo rosso di Castellammare, un materiale alla moda dopo che nel 1735 era stato adottato nello scalone del palazzo Reale.
Una consistente serie di adeguamenti e trasformazioni vennero elaborati alla fine del XIX secolo. A questa fase si deve il completamento delle rifiniture della parte alta del prospetto, forse prima semplicemente intonacata e ritmata dalla sequenza di aperture e finestre. È probabile che anche l’atrio sia stato liberato da tramezzi e costruzioni che ne avevano modificato la spazialità.
L’ultima campagna di restauro risale al 1976 e all’82 per conto dell’I.N.A. Solo in tempi recenti la conoscenza della storia secolare del palazzo è emersa in buona parte grazie alle ricerche del professore Camillo Filangeri.


Edificio 8

Ed_8Sito in Viale delle Scienze, è stato sede del Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia e del Dipartimento di Rappresentazione sino al 31 dicembre 2010.
Inserito nel campus universitario del Parco d’Orleans, rientra tra gli edifici della Facoltà di Ingegneria, che vengono realizzati in fasi costruttive differenti. Tra il 1952 e il 1953 si avviano i lavori del primo stralcio del progetto, riguardante il corpo con gli Istituti (oggi Dipartimenti) di Topografia, Macchine, Idraulica. Successivamente, col secondo piano di ampliamento delle sedi universitarie (1960), vengono realizzati il corpo delle aule, quello per gli Istituti di Fisica Tecnica ed Elettrotecnica e, in ultimo, quello di Ingegneria Chimica e Nucleare. Negli anni settanta infine si costruisce la sede della Presidenza, progettata da Vittorio Ziino. Successivi interventi di manutenzione hanno riguardato l'edificio costituito dal blocco dei dipartimenti, con un sistema di volumi sporgenti che contiene le aule ad anfiteatro e dalla stecca per le aule. Sia il primo, con un impianto 'a pettine', dato dall'alternanza di pieni e vuoti, dove questi ultimi sono le corti interne, sia il secondo, con un semplice impianto lineare, si reggono su un sistema di portici. I prospetti sono caratterizzati dalla bicromia dell'intonaco; su un fondo bianco emergono, in grigio, le cornici delle finestre che evidenziano la maglia strutturale di travi e pilastri.

  

Ex monastero della Martorana

maquedaSito in Via Maqueda 175, è stato sede del Dipartimento di Design sino al 15 marzo 2010.
Per decenni è stata la sede principale della facoltà. Proprio qui, nell’anno accademico 1866-67, cominciò a funzionare la Scuola di applicazione per gli ingegneri e architetti di Palermo, che vide nelle vesti di primo direttore Giovan Battista Filippo Basile.
La storia del monastero benedettino della Martorana è strettamente legata alle chiese normanne di San Cataldo e di Santa Maria dell’Ammiraglio, quest’ultima dal 1435 annessa al monastero e per questo oggi comunemente denominata “la Martorana”. Le monache avevano sulla chiesa un “belvedere” che sarebbe stato demolito nel 1874 e un altro - che permetteva loro di assistere alle processioni sul Cassaro - era sul Palazzo Bordonaro, anch’esso demolito alla fine dell’800. Ma c’era un importante legame anche con le vicende della sede comunale, visto che la chiesa si apriva sull’antico piano della Corte (l’attuale piazza Bellini), sul quale anche il monastero aveva accesso. Si trattava, quindi, di un luogo di grande importanza non solo religiosa ma anche politica.
Non esistono molte notizie sulle fasi di trasformazione di quest’antica costruzione, fondata nel 1194 da Goffredo ed Eloisa Martorana. Sicuramente una fase costruttiva importante è quella collegata all’apertura, nel 1600, della via Maqueda, la cui realizzazione determinò la demolizione di una buona fetta della costruzione e la sistemazione dell’ala che oggi prospetta su via Maqueda, fissandone la nuova facciata sul filo odierno, mentre a settentrione confinava con l’edificio voluto nel 1620 dal Senato, mentre era pretore Alvaro Ribadeneira, per l’Accademia d’armi dei cavalieri. Il progetto venne affidato all’architetto Mariano Smiriglio, che riutilizzò una rimessa dove il Senato custodiva le sue carrozze (“la cavallerizza del pretore”) e annesse un piccolo tratto dell’atrio antistante la chiesa di San Cataldo. Nel 1636 all’Accademia sarebbe subentrata la Corte Pretoriana che vi sarebbe rimasta fino al 1819, per poi ospitare la Commissione scientifico-protomedicale e l’Officina centrale della notturna illuminazione.