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DARIO MANGANO

L'orologio di Francesco e altre parabole

Abstract

“Fratelli e sorelle buonasera”. È con queste parole, divenute celebri, che Jorge Bergoglio ha iniziato il suo papato la sera del 13 marzo 2013. Sono semplici, colloquiali, e il Papa le pronuncia accompagnandole con un sorriso aperto. In un attimo il nuovo Papa viene accolto nelle case, e non come il venerando capo della Chiesa, eroe vittorioso in una selezione difficile come quella del conclave, ma come un ospite che arriva salutando calorosamente. È quel calore a dare il segno tangibile e immediato che qualcosa è cambiato, e non solo ai fedeli. Una capacità che è stata riconosciuta e analizzata in più occasioni, evidenziando non solo l’abilità del Pontefice a parlare a pubblici diversi, modulando perfettamente registri formali e informali, toni colloquiali e solenni, ma anche a usare con disinvoltura mezzi di comunicazione tradizionali come il telefono e innovativi come Internet. Qualcos’altro però ha contribuito dar forma a un patto comunicativo così peculiare. Qualcosa di cui nessuno ha avuto immediata contezza. Non è il significato di quello che Bergoglio fa o dice a sfuggirci, è il significante, cosa “porti” quei significati.