Strumentazione Storica
Presso il Dipartimento di Psicologia sono attualmente conservati una serie di strumenti di psicotecnica, alcuni dei quali restaurati e resi funzionanti, per la misurazione delle variabili psicofisiche, dei processi mnestici, per la valutazione dell'attenzione e dei tempi di reazione, per la registrazione grafica simultanea di molteplici processi fisiologici.
Tali strumenti e apparecchiature provengono, per la gran parte, dal Centro di Psicologia del Lavoro dell’ENPI (Ente Nazionale Prevenzione Infortuni), diretto dal Prof. Gastone Canziani, che aveva sede nei locali dell’Istituto di Psicologia di Palermo nella prima metà degli anni Cinquanta. Altri strumenti provengono dagli altri istituti di psicologia presenti in quegli anni nell'Ateneo palermitano: l'istituto di psicologia della Facoltà di Magistero, diretto dalla Prof. Liliana Riccobono Terrana, l'istituto di psicologia sperimentale annesso alla Facoltà di Economia e Commercio, diretto dal Prof. Giovanni Sprini e dall'istituto di psicologia presso la Facoltà di Medicina, diretto dal Prof. Francesco Traina.
L'ENPI , sorto in periodo fascista alla fine degli anni '30, grazie al contributo di Padre Gemelli nel secondo dopoguerra, introdurrà la dimensione psicologica nell'ambito dell'intervento e della prevenzione degli infortuni, all'interno della quale verranno sviluppati ambiti di ricerca legati alla selezione, all'orientamento professionale, alla motivazione al lavoro, all'assistenza psicologica ai giovani che frequentano corsi di formazione professionale.
Al Prof. Giovanni Sprini, grande cultore della psicologia si deve essenzialmente una prima attività di inventariazione e di recupero delle apparecchiature, alcune delle quali di notevole pregio, volta a rendere fruibili, non soltanto agli studenti dei nostri corsi di Laurea ma anche ai cultori della psicologia e della Psichiatria, strumenti che indubbiamente hanno segnato la nascita e lo sviluppo della psicologia nel nostro paese a partire dal secondo dopoguerra.
Attualmente il Dipartimento prosegue l'opera già avviata di recupero, restauro, conservazione e catalogazione del materiale strumentario psicologico, attraverso la creazione di sussidi cartacei e informatici, di database didattici e di ricerca storica.
Stumentazione storica
Manualità a sfera
Dimensioni: 19 x 19 x 46
Peso: 3,150
Materiale: lega metallica, legno
Accessori: filo bianco, cordoncino scuro
Ditta distributrice: Ditta Arduino
Luogo e data della distribuzione: Torino, anni Cinquanta del Novecento
Provenienza: Istituto di Psicologia dell’Università di Palermo
Descrizione: il dispositivo, parte in metallo e parte in legno (sfera), è costituito da un treppiede munito di una colonnina verticale, sulla quale ad una determinata altezza gira vorticosamente una sfera in legno del diametro di circa mm 130. Per mezzo di una vite a pressione posta all’estremità superiore della colonnina, la sfera viene bloccata nella posizione desiderata. Sulla sfera di legno, opportunamente verniciata blu scuro, è riportato il tracciato di prova costituito da una linea spezzata, ai cui vertici sono montati dei perni metallici.
Scopo: valutazione dell’abilità manuale fine
Test: una volta fermata la sfera, l’esaminando deve seguire il tracciato del filo bianco con un cordoncino scuro più lungo, fissato al primo perno.
Contesto d’applicazione: adolescenti e adulti
Riferimenti bibliografici:
- Fonti primarie: W. Moede, Lehrbuch der psychotechnik, J. Springer, Berlin 1930, p. 199.
Strumentazione storica
Tachistoscopio di Netschajeff
Nome originale: Tachistoskop nach Netschajeff
Dimensioni: 44,8 x 21 x 56
Materiale: lega metallica
Accessori: 10 schede stimolo
Inventore: Alexander Netschajeff
Data dell’invenzione: 1900
Storia dell’invenzione: il modello si basa sullo schema tecnico dello strumento ideato da W. Wundt.
Ditta distributrice: Lanza
Luogo e data della distribuzione: Napoli (I), anni Quaranta del Novecento
Iscrizioni, targhe, timbri: targhetta del distributore incollata sullo schermo: “L.A.S.M. Laboratorio apparecchi scientifici medici, Torino”
Provenienza: Istituto di Psicologia – Università di Palermo
Descrizione: uno schermo nero di lega metallica reca una finestrella attraverso la quale vengono presentate schede stimolo con lettere, numeri e colori di difficoltà crescente. Un sistema di leve e pesi collocato posteriormente allo schermo consente di regolare il tempo di esposizione.
Scopo: misura dell’attenzione e della memoria
Test: l’esaminando deve memorizzare il maggior numero possibile di stimoli presentati in brevi intervalli di tempo.
Contesto d’applicazione: adolescenti e adulti
Riferimenti bibliografici:
- Fonti primarie: A. Netschajeff, Experimentelle Untersuchungen über die Gedächtnissenentwickelung bei Schulkindern, «Archiv für Psychologie und Physiologie der Sinnesorgane», 1900, XXIV, p. 321.
- Fonti secondarie: A. Marzi, Psicologia per gli Istituti magistrali; M. Sinatra (a cura di), L’uomo giusto al posto giusto, Laterza, Bari 1997, p. 75; L. Monacis, I tachistoscopi del La.S.P.A., in M. Sinatra (a cura di), La.S.P.A. Laboratorio di Storia della Psicologia Applicata “A. Marzi” dell’Università di Bari, Pensa Multimedia, Lecce 2006, pp. 197-198 [pp. 197-202].
Strumentazione storica
Test del tornitore di Moede
Nome : test del tornitore di Moede
Nome originale: Zweihandprufer
Dimensioni: 25 x 46 x 30
Materiale: lega metallica
Annessi: conta-errori
Luogo e data di costruzione: anni Venti del Novecento
Ditta distributrice: L.A.S.M. - Laboratorio di apparecchi scientifico medici di Torino
Luogo e data della distribuzione: Torino, anni Cinquanta del Novecento
Iscrizioni, Targhe e timbri : I targa: Università di Palermo – Istituto di psicologia 2506; II targa: L.A.S.M. - Laboratorio di apparecchi scientifico medici, Torino.
Test: il test si basa sulla coordinazione e dissociazione dei movimenti delle mani e permette di studiare i fenomeni quali il ragionamento, l'attenzione, l'emotività. L'apparecchio, a forma di carrello, è provvisto di tre manopole con le quali il soggetto con uno stiletto appuntito deve seguire il tracciato disegnato su di una placca metallica. Ogni deviazione del tracciato è un errore che viene registrato da un conta-errori. La prova è anche cronometrata.
Contesto d’applicazione: adolescenti e adulti
Strumentazione storica
Test dell'attenzione diffusa di Lahy
Nome : test dell'attenzione diffusa di Lahy
Nomeoriginale: Test d'attention diffusee
Dimensioni: 76 x 60 x 98 (centralina); 40x24x50 (pedana); 70x59x122 (stimolatore)
Materiale: tre apparecchi di metallo, legno e plastica
Inventore: Jean-Maurice Lahy
Luogo e data di costruzione: anni venti del Novecento
Ditta distributrice: Ets. D'Applications Psychotechniques
Luogo e data della distribuzione: Clamart (F), anni Cinquanta del Novecento
Provenienza: Ente Nazionale Protezione Infortuni - Palermo
Funzionamento: il test misura l'attenzione diffusa, caratteristica principale dei conduttori di veicoli. L'apparecchio riproduce in laboratorio lo stato psicologico di un soggetto a un posto di guida.
Test: la prova consiste nel far reagire il soggetto con due pedali e una leva a stimoli visivi (colori verdi, rossi e bianchi) e uditivi (suonerie). Gli stimoli emotivi sono suscitati da un clacson. Gli stimoli sono comandati automaticamente e seguono predeterminati sperimentalmente e identici per tutti i soggetti. Ciascuna serie visiva e uditiva comporta 96 stimoli. L'esaminatore deve annotare il tempo di apprendimento di ciascuna serie e rilevare gli errori registrati automaticamente dal conta-errori elettrico, annotandoli su una apposita scheda. L'apparecchio può essere completato da un poligrafo che registra gli stimoli e le reazioni.
Contesto d’applicazione: soggetti adulti
Fontiprimarie: J.-M. Lahy, Test d'attention diffusee avec presentation mecanique de l'apprentissage et mesure de ta durèe des rèactions, « Le travail humain », 1938, VI, pp. 129-171.
-
Fonti secondarie: M. Sinatra (a cura di), L’uomo giusto al posto giusto, Laterza, Bari 1997, p. 91; M. Galletto, La psicotecnica in Francia: J.-M. Lahy, in M. Sinatra (a cura di), La.S.P.A. Laboratorio di Storia della Psicologia Applicata “A. Marzi” dell’Università di Bari, Pensa Multimedia, Lecce 2006, pp. 185-186 [pp. 170-195].