Villagrazia di Carini | Insediamento tardoantico, bizantino e medievale di contrada S. Nicola
Coordinatore / Responsabile: | Emma Vitale (Università di Palermo) |
Ambito di disciplinare: | Archeologia Cristiana e Medievale (L-ANT/08) |
Data attivazione scavo: | 2021 |
Località: | Contrada S. Nicola (Carini, Palermo) |
Galleria immagini
Descrizione
L’insediamento tardoantico e medievale di contrada S. Nicola, identificato con la statio di Hykkara lungo la via Valeria, citata dall’Itinerarium Antonini, occupa una posizione strategica nell’ambito della viabilità che collegava la piana di Carini con l’entroterra e con gli insediamenti costieri che si affacciavano sul Golfo di Castellammare. Il sito è interpretabile come erede del più antico insediamento di origine indigena, l’Hykkara citata da Tucidide (VI, 62,3), generalmente localizzata sul Monte d’Oro di Montelepre.
Le indagini nel sito, avviate nel 2016 dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, si svolgono regolarmente dal 2021 in convenzione fra la citata Soprintendenza, il Comune di Carini e il Dipartimento di Culture e Società dell’Ateneo palermitano. Le campagne di scavo annuali, della durata di un mese ciascuna, vedono la partecipazione attiva degli studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale in “Beni Culturali: conoscenza, gestione, valorizzazione (L-1)” e in “Archeologia (LM-2)”, e il coinvolgimento di specializzandi e dottorandi in Archeologia.
Le strutture più antiche rimesse in luce sono quelle di una domus tardoromana di IV-V secolo che, durante l’altomedioevo, fu interessata da successive fasi di rioccupazione. Lo scavo ha raggiunto finora un’estensione pari a circa 300 mq, ma le prospezioni geofisiche tuttora in corso rivelano che la presenza di strutture sepolte interessa un’area ben più ampia.
Notevole è la ricchezza dei materiali, in primo luogo ceramica, vetri e metalli, utili alla ricostruzione delle principali fasi di frequentazione del contesto, e che fanno emergere una preponderanza delle importazioni dall’Africa settentrionale; l’abbondante quantità di tessere in pasta vitrea, pietra calcarea e terracotta recuperata negli strati di abbandono denotano lo status elevato delle abitazioni, con una continuità fino all’inoltrata età bizantina.
Nel settore nord-orientale dell’area di scavo, una struttura altomedievale con funzione verosimilmente abitativa fu occupata dalla piena età islamica (X-XI secolo) fino, probabilmente, all’inizio dell’età normanna, come sembrano suggerire i reperti ceramici recuperati nei livelli di abbandono.
Nell’ottica di un’archeologia pubblica e partecipata, sin dall’inizio si è reso visitabile il cantiere di scavo con l’organizzazione di giornate di open day rivolte ai cittadini e alle scuole di ogni ordine e grado del territorio, con l’obiettivo di trasmettere l’importanza del patrimonio storico-archeologico carinese e di sensibilizzare la popolazione alla tutela. Sempre nella stessa ottica, a conclusione di ogni campagna di scavo, si svolge presso il Castello La Grua Talamanca una conferenza annuale di divulgazione dei risultati degli scavi, aperta al grande pubblico e con la presenza degli Enti pubblici e delle autorità preposti alla ricerca e alla tutela del sito.
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