Ethics of restoration and conservation science: the completion and reuse of the former Mother Church in Santa Margherita di Belice (Sicily) / Ética de la restauración y ciencia de la conservación: la integración y la reutilización de la antigua Iglesia Matriz de Santa Margherita di Belice (Sicilia)
- Autori: Ventimiglia, G; Cimino, A
- Anno di pubblicazione: 2016
- Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/237510
Abstract
Restaurare l’architettura significa conservare la sua essenza autentica e le stratificazioni storiche, rispettare il criterio della distinguibilità e attualizzare le funzioni che racchiude. Questo moderno indirizzo culturale e metodologico ha sostanziato il progetto di restauro e di rifunzionalizzazione della ex chiesa madre di Santa Margherita di Belice, in Sicilia, che oggi ospita il “Museo della Memoria”. L’istinto progettuale conservativo si è manifestato fin dalle prime ipotesi d’intervento, quando è stata rigettata la possibilità di riproporre “nuovamente” le masse murarie del monumento, sconquassate da un violento terremoto nel 1968. Si è scelto, infatti, d’attuare un’operazione raffinata e di grande spessore culturale, perseguendo la via della rigorosa conservazione del frammento architettonico superstite, autentico, e la ridefinizione del volume della fabbrica attraverso un nuovo involucro strutturale. Dopo aver rigettato l’idea di riportare il testo alla sua forma primigenia facendo ricorso alla filologia, si è preferito attuare un protocollo d’indagini scientifiche (curate dal Laboratorio d’indagini e Restauro dei Beni Architettonici dell’Università degli Studi di Palermo) a sostegno di un vigoroso programma conservativo della materia autentica e realizzare, con linguaggio, materiali e tecniche costruttive attuali, la nuova struttura, pur rispettando le matrici ed i moduli geometrici che avevano condotto all’edificazione della chiesa distrutta dal sisma. La nuova copertura consente alla luce naturale di accedere all’interno della grande aula, penetrando lo schermo di doghe lignee che ripropone idealmente la sagoma della volta distrutta. Estese aperture vetrate spalancano suggestive viste prospettiche sulle pareti decorate a stucco, visibili anche dagli spazi urbani esterni. Il contributo intende presentare una sintesi degli esiti delle indagini diagnostiche strumentali di tipo non distruttivo e minimamente invasivo; inoltre, alcuni momenti del cantiere di restauro saranno ripercorsi attraverso le immagini degli interventi in corso d’opera.