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ROSARIO SCADUTO

Per la Carta di Venezia : contributo dalla Sicilia sul tema del riuso dei monumenti

Abstract

Alla costruzione della Carta di Venezia per i lavori del congresso internazionale del maggio 1964, proposta da P. Gazzola e R. Pane e approvata all’unanimità da tutti i delegati presenti, hanno dato un apporto anche le presentazioni di alcuni cantieri di restauro della Sicilia di quegli anni. Significative appaiono le valutazioni sul tema del riuso e del linguaggio architettonico da ammettere nei progetti di restauro, riflessioni presentate a Venezia dalle relazioni dei soprintendenti G. Giaccone e P. Griffo. Il primo illustrerà il restauro per la chiesa del SS. Salvatore di Palermo e il riuso ad auditorium di F. Minissi, il secondo il restauro del convento di S. Nicola di Agrigento, con il riuso a sala conferenze e biblioteca dello stesso Minissi. Nel progetto di Palermo, Giaccone fa emergere in che modo, dopo gli interventi di restauro post bellici, l’adattamento della chiesa a nuove funzioni di auditorium è stato realizzato con i più moderni criteri e materiali, scientificamente più adatti per ottenere una adeguata acustica, nuove destinazioni d’uso dentro spazi esistenti e un arredo che dialoga con i valori formali della chiesa barocca. Nel progetto agrigentino, Griffo sottolinea quanto «l'unità» in cui è stata intesa l'opera, ha assicurato una compatibilità tra strutture antiche ed aggiunte moderne, tra sistema statico originario e modello d'intervento. Il tema del riuso, in questo caso, si esprime attraverso la scelta dell’evidente «indipendenza strutturale» tra antico e nuovo, evidenziata con un linguaggio architettonico che marca la distinguibilità tra parti restaurate e parti aggiunte. I due progetti presentati a Venezia hanno dunque avuto il merito di rispondere alle richieste della società da un lato di conservare e dall’altro di garantire la «loro utilizzazione in funzione utili» senza modificare lo schema distributivo o alterare il documento materiale (art. 5). Il contributo che emerge ulteriormente dagli interventi mostra come sia possibile garantire una distinguibilità dell’aggiunta in armonia con l’esistente dichiarando «il segno della nostra epoca» (art. 9). Il saggio illustrerà il valore ancora attuale di entrambi i progetti, che resistono alla prova del tempo, nella loro qualità architettonica formale e di fruizione.