La scoperta, sistemazione e conservazione della grande Iscrizione di Gortina, nell'isola di Creta (1884-1921): la protezione delle testimonianze e le esigenze della fruizione
- Autori: SCADUTO R
- Anno di pubblicazione: 2013
- Tipologia: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/92304
Abstract
La scoperta e la conservazione della Grande Iscrizione di Gortina a Creta, da parte degli studiosi italiani, fra la fine del XIX sec. e i primi decenni del XX sec., rappresentò un grande riconoscimento scientifico-culturale per la giovane nazione italiana. Nel passato, l’isola di Creta era stata legata alla Repubblica di Venezia e anche questo rapporto favorì l’invio a Creta del giovane epigrafista F. Halbherr, il quale fra notevoli peripezie rinvenne, assieme all’epigrafista tedesco E. Fabricius, la famosa l’iscrizione nell’antica città di Gortina. L’iscrizione, fra le più antiche e complete finora conosciute in tutta Europa, conteneva le norme sulla famiglia, l’eredità e in generale i diritti e doveri di alcuni dei popoli della civiltà cretese (480-450 a.C.). L’iscrizione era scolpita su blocchi squadrati di biocalcarenite, inseriti in un antico edificio, che successivamente, in epoca romana, era stato trasformato in odeon. Le Leggi di Gortina erano incise sui resti del muro costituente l’ambulacro antistante la gradinata dell’odeon. Il saggio ripercorre gli avvenimenti che portarono alla scoperta e alla successiva conservazione effettuata da Halbherr, soprattutto con l’aiuto dell’archeologo L. Pernier e infine con il contributo dell’architetto E. Stefani, che progettò una moderna copertura posta sulla sommità dei conci dell’ambulacro contenenti l’iscrizione. Detta copertura venne fatta eseguire, durante la I Guerra Mondiale, sulla base del progetto italiano, dal Governo Greco, in modo da proteggere l’iscrizione da eventuali danni bellici, ma soprattutto dagli atti vandalici. La copertura, in mattoni di laterizio, delle Leggi di Gortina, ancora oggi assolve alla sua funzione e assicura la fruizione del monumento, testimoniando la cultura della conservazione italiana in Grecia e più in generale nel mondo. Invece in Sicilia, nei resti della villa del Casale di Piazza Armerina (Enna), la sua elegante protezione (realizzata nel 1957) rappresentativa di un intero periodo della cultura del restauro italiano, viene rimossa e sostituita perché non si è stati capaci di effettuare una continuativa e dovuta manutenzione. Un cattivo esempio di conservazione e gestione di un monumento dell’Unesco, dal quale sorgerà , dopo i lavori per la realizzazione delle nuove coperture, un altrettanto oltraggio al patrimonio archeologico e paesaggistico italiano e mondiale.