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PATRIZIA SARDINA

I signa dei notai di Agrigento tra esigenze di riconoscibilità e calligrafismo (secoli XIII-XV)

Abstract

Tra il XIII e il XV secolo la storia di Agrigento si snodò attraverso fasi diverse. Dopo il Vespro e la cacciata degli Angioini, crebbe l’importanza del ceto cavalleresco. Nel Trecento i Chiaromonte, conti di Modica e Caccamo, controllarono la città. Nel Quattrocento Martino il Giovane, prima, i Trastámara poi, affidarono la gestione amministrativa e finanziaria di Agrigento ai Catalani. La città era un importante scalo per l’esportazione del frumento e l’importazione dei panni e vi risiedettero mercanti toscani, genovesi e catalani, adusi a stipulare contratti notarili per la salvaguardia dei loro interessi economici. Possiamo, quindi, immaginare che fosse presente un numero consistente di notai. Purtroppo, nell’Archivio di Stato di Agrigento è rimasto un solo registro, che risale all’anno indizionale 1469-1470 e apparteneva al notaio regio Antonio Carmina. Tuttavia, uno studio capillare condotto nei fondi dell’Archivio di Stato di Palermo ha permesso di ricostruire i profili di 150 notai che lavorarono ad A