L’avvocato del diavolo: Taddeo da Sessa e Federico II
- Autori: Sardina, Patrizia
- Anno di pubblicazione: 2024
- Tipologia: Capitolo o Saggio
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/664124
Abstract
I giuristi-burocrati che affiancavano Federico II, imperatore e re di Sicilia, più che intellettuali puri erano tecnici specializzati che conoscevano le costituzioni regie e le consuetudini cittadine. Nella Porta di Capua campeggiavano due busti identificati con Pier della Vigna, il cui rapporto con Federico II ebbe un drammatico e lacerante epilogo, e Taddeo da Sessa che supportò l’imperatore a costo della vita. La propaganda contro Federico, nata ai tempi di Gregorio IX, proseguì sotto Innocenzo IV che nel 1245, al Concilio di Lione, lo condannò in contumacia, lo depose e lo privò di ogni titolo con le accuse di eresia, spergiuro e sacrilegio, nonostante l’abile e argomentata difesa di Taddeo. Due anni dopo i Francescani spronarono i cittadini a difendere Parma, assediata dall’imperatore, spiegando che era l’Anticristo preconizzato da Daniele, e i Parmensi gli inflissero una cocente sconfitta. Mentre guidava l’esercito e custodiva il tesoro imperiale, Taddeo fu catturato e ucciso dai Parmensi che non volevano ascoltare i suoi «mellitos et super oleum mollitos sermones». Evidentemente le parole di Taddeo turbavano tanto gli avversari di Federico che erano incapaci di controbbattere. Dopo la sua morte, l’imperatore perse il migliore e più fidato avvocato e l’idea che fosse l’Anticristo si diffuse ancor di più, condizionando pesantemente gli ultimi anni del suo regno.