La precarietà del lavoro nella scuola italiana nel difficile dialogo tra le Corti
- Autori: Saltari Lorenzo
- Anno di pubblicazione: 2015
- Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/126194
Abstract
Per la Corte di giustizia, il ricorso a supplenze annuali successive per la copertura di posti vacanti ed effettivamente disponibili nella scuola pubblica italiana, senza una puntuale previsione dello svolgimento di prove concorsuali che determinano l’immissione in ruolo, è contrario ai limiti sovranazionali ai contratti a tempo determinato. La pronuncia della Corte di Lussemburgo è l’esito di un duplice rinvio pregiudiziale: di un giudice ordinario e della Corte costituzionale italiana, che, per la prima volta in un processo incidentale, solleva una questione pregiudiziale. Le ragioni di questo primo rinvio sono molteplici ma dimostrano l’affidamento della Consulta nella proficua interazione con la Corte dell’ordine giuridico superiore. Nondimeno, la sentenza pregiudiziale crea incertezze applicative. Essa, inoltre, pur innestandosi in un giudizio costituzionale, pare aver seguito un sistema di bilanciamento tra diritti, interessi e altre esigenze solo in parte assimilabile a quello proprio della Consulta. La prima prova di dialogo (nel processo incidentale) tra la Corte costituzionale e la Corte di giustizia si dimostra difficile. Ciò crea incognite sia sulla sorte del personale della scuola, sia sulle prospettive del raccordo tra ordine giuridico europeo e nazionale propiziato dall’interazione diretta tra le Corti.