Il ficodindia, stato attuale e prospettive della coltura e dell’uso dei suoi frutti
- Autori: Giorgia Liguori; Alessio Allegra; Giuseppe Sortino; Paolo Inglese
- Anno di pubblicazione: 2015
- Tipologia: Articolo in rivista
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/423366
Abstract
Il ficodindia continua ad essere una realtà importante in alcune zone semi-aride della Sicilia, arrivando sui mercati anche con la denominazione di origine protetta e, in diversi casi, con la produzione biologica. Negli ultimi venticinque anni il modello italiano è stato largamente utilizzato come punto di riferimento tecnico in tutti i nuovi impianti diffusi ormai in Nord Africa o in California, Cile, Argentina, Sud Africa e nel Vicino Oriente. Tentativi di diffusione esistono anche in India, mentre nel Corno d’Africa c’è ormai una produzioni stabile e importante su diverse migliaia di ettari. Questa specie continua ad avere un ruolo fondamentale, se non insostituibile, nelle regioni semi-aride dove è in grado di garantire sistemi intensivi con ridotto input energetico, grande capacità di fissazione del C e diversificazione produttiva, anche per l’alimentazione animale, oltre che di grande significato agronomico. Negli ultimi venticinque anni il numero di lavori indicizzati dal “Web of Knowledge” è cresciuto fino ad arrivare a circa cinquecento lavori indicizzati e duecentottanta lavori pubblicati sugli Acta dell’ISHS. Molte le innovazioni tecnologiche sia nel campo delle risorse genetiche, sia in quello della gestione colturale degli impianti e, ancora, in quello dell’eco-fisiologia, della biologia della riproduzione e della caratterizzazione della fisiologia di crescita e maturazione del frutto, nonché della sua conservazione postraccolta. Alcuni aspetti fondamentali richiedono importanti attività di ricerca. Tra queste, certamente centrali sono quelle legate all’efficienza produttiva ed economica degli impianti, alla necessità di ridurre i costi di produzione e, quindi, di incentivarne la meccanizzazione, almeno di alcune fasi colturali e, infine, al miglioramento genetico teso a garantire una maggiore diversità di colore e la riduzione del numero e della dimensione dei semi nei frutti. Al di là di tutto, l’ampliamento dei mercati dipenderà sempre di più dall’attività di marketing e dalle strategie integrate, di filiera, senza le quali non sarà mai possibile uscire da una dimensione nazionale, ma soprattutto locale, seppur rilevante, e di nicchia.