Persona e tutele
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Coordinatore
Giuseppe Di Chiara, Dipartimento di Giurisprudenza
giuseppe.dichiara@unipa.it
1. Sono le dimensioni trasversali della tutela attraverso i diritti a segnare la linea d’orizzonte dell’ambito tematico Persona e tutele.
V’è un’indubbia centralità del riconoscimento dell’altro in quanto persona attraverso il presidio di strumenti giuridici di tutela. Ma la centralità del tema dei diritti non è primazia, quasi si tratti del profilo primario, da cui ogni altro discorso sul Migrare discenda ‘per li rami’: va rimarcata la consapevolezza del contrario. Da qui l’esigenza di rinnovare quel meticciato metodologico, quella convergenza plurale di approcci, quell’interscambio dialogico che è stata la risorsa fondativa dapprima del convegno di maggio 2019 su “Migrare. Diritti fondamentali e dignità della persona”, di seguito della fase costituente del CIR Migrare.
2. Stefano Rodotà era solito, nella cristallina evoluzione della complessità trasversale delle sue ricerche, riferirsi alla persona “di carne”: occorre esplorare il territorio dei diritti – diceva Rodotà – muovendo dalla persona, singola, irripetibile, e dall’assolutezza della sua dignità. Va, perciò, ribadita la consapevolezza che la teorizzazione “pura”, che eviti ogni contatto con la realtà per non restarne “contaminata”, corre rischi significativi nel segno di un’astrazione fine a se stessa, autoreferenziale.
Da qui l’esigenza di un metodo di lavoro che Persona e tutele elegge a indicazione metodologica di fondo: fare diritto, costruire – fondare, far crescere, organizzare, rafforzare – orizzonti di tutela attraverso le storie, a partire dalle storie.
3. La sfida, per la ricerca nel territorio dei diritti, è esercitare la capacità di porre in opera un movimento di telecamera che sappia adoperare il teleobiettivo per cogliere, da testimoni, sfagli di dettaglio, per interrogarsi su cosa non abbia funzionato in concreto, o per testimoniare atteggiamenti e soluzioni suscettibili di essere rilanciate su più ampia scala: le good practices, che confrontate tra loro consentono l’individuazione di best practices, altro non sono che questo.
Altrove – si pensi alla scienza medica – si è solidamente addestrati a valorizzare questo tra i metodi di lavoro; la ricerca giuridica, specie nell’Europa continentale, deve ancora abituarsi a valorizzare questa via. Nella messa a fuoco degli strumenti a tutela della vulnerabilità, l’attitudine all’uso anche di questo metodo diviene essenziale.
4. Per campionature, le ricerche che si avvieranno, nel quadro di Persona e vulnerabilità, potrebbero costituire, in tal senso, un’occasione preziosa.
Sarà, per questo, davvero indispensabile che si adoperi il dialogo multicontestuale che ha costituito il punto di forza del metodo di lavoro già a partire dal convegno di maggio 2019: non un santuario per giuristi ‘chierici’ ma un laboratorio interculturale, in cui l’incrocio tra i saperi è il più importante dei metodi operativi.
V’è, in tutto ciò, la consapevolezza delle complessità metodologiche poste dal campo di indagine: a partire dalla messa a fuoco di metodiche corrette per raccogliere le ‘storie’ e validarne le relative narrazioni, prima ancora di valorizzarne i contenuti.
Un esempio, questo, tra gli altri, della necessità che professionalità molto diverse interagiscano, tanto in joint venture diacronica che in sincronia interdisciplinare, a più voci.
5. Una prima mappa dei filoni tematici percorribili può così essere individuata:
a) sicurezza, accoglienza, società liberali, diritti fondamentali;
b) sistema penale, traffico di migranti e tratta di esseri umani;
c) sistema penale e convivenza multiculturale;
d) multiculturalismo, contesti socio-familiari e strumenti di tutela;
e) welfare e lavoro dei migranti nelle stagioni del mutamento del modello di cittadinanza democratico-sociali;
f) migrazioni, dialogo interreligioso e dignità della persona.
Riunioni programmate:
- Giovedì 13 febbraio, h. 10.00 - Aula di Procedura penale, pianterreno, secondo atrio - Dipartimento di Giurisprudenza, Via Maqueda 172.