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Archivio Storico di Ateneo

GESUALDO BUFALINO ALL’UNIVERSITÀ DI PALERMO

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Il fascicolo dello studente [foto 7.1] e una copia della tesi di laurea di Gesualdo Bufalino (1920-1996) sono stati ritrovati durante i lavori preparatori al trasferimento del materiale custodito nell’Archivio Storico di Ateneo dell'Università di Palermo nei nuovi locali del convento seicentesco di Sant’Antonino.


Lo scrittore comisano si è laureato a Palermo nel marzo del 1947 con una tesi dal titolo Gli studi di archeologia e la formazione del gusto neoclassico in Europa (1738 – 1829) [foto 7.2], dopo avere ripreso gli studi intrapresi a Catania e interrotti bruscamente per la chiamata alle armi, sotto la guida del noto antifascista toscano Silvio Ferri (1890-1978), che dal 1° dicembre del 1940 insegnava archeologia nell’Ateneo palermitano. Con lui Bufalino aveva sostenuto gli esami di Archeologia il 18 novembre 1946. Lo statino di quell’esame, superato con la votazione di 30/30, ci fa sapere quali furono i temi trattati innanzi alla commissione composta anche dall’archeologa Iole Bovio Marconi (1897-1986) e dal grecista Bruno Lavagnini (1898-1992) [foto 7.3].


Nel titolo del dattiloscritto sono già riconoscibili i segni della più autentica cifra letteraria dell’autore di Diceria dell’untore, pubblicato nel 1981 ma pensato negli anni e negli ambienti in cui Bufalino era impegnato nella stesura della propria tesi di laurea, che si annuncia come l’incunabolo del gusto per la rievocazione e il recupero di ciò che è stato, proprio di uno scrittore educato e cresciuto al culto della memoria intesa come “spontaneo sortilegio di ombre cinesi, teca di magiche epifanie, cinematografo di larve dissepolte dalla sabbia del tempo” (Museo d’ombre). In questo, l'archeologo e lo scrittore sono simili: entrambi restituiscono luce all'ombra, rinominano i segni muti del passato e lo fanno rivivere nel sortilegio della teogonia dell’essere.


Lo studio di questo unico esemplare finora noto della tesi di laurea di Bufalino potrà gettare luce dunque sulla scaturigine più antica dell’autentica cifra della sua scrittura, che si rispecchia nella centralità del tema della memoria come racconto del ricordo e della parola come Riessere, come miracolo del Bis (Cere perse), come analgesico contro la tentazione del nulla.


Nella teca il dattiloscritto della tesi di laurea è aperto alla prima pagina dell’Introduzione, che cita gli ultimi tre versi di un sonetto On Seeing the Elgin Marbles scritto da John Keats (1795-1821) [foto 7.4] per descrivere le emozioni provate dal poeta di fronte alle sculture e ai rilievi frontali del Partenone, che, arrivati a Londra nel 1801, avevano innescato un dibattito sul concetto di arte greca che era stato elaborato dal Neoclassicismo.


Vi sono anche alcuni documenti tratti dal fascicolo, come una fotografia autenticata in bianco e nero di un Bufalino venticinquenne, con il volto serio e la mano in tasca [foto 7.5], e una copia del diploma di maturità classica conseguita al Regio Liceo-Ginnasio di Ragusa “Umberto I” [foto 7.6-7.7].

 

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