LE LEGGI RAZZIALI FASCISTE E GLI STUDENTI DELL’UNIVERSITÀ DI PALERMO
Il 5 settembre del 1938, nella tenuta di San Rossore, Vittorio Emanuele III (1869-1947) firmava il Regio Decreto Legge n. 1390, contenente Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista. Dei sette brevi articoli che lo componevano il secondo prevedeva che “alle scuole di qualsiasi ordine e grado non potranno essere iscritti alunni di razza ebraica”. Due giorni dopo, il Regio Decreto Legge n. 1381 stabiliva che “gli stranieri devono lasciare il territorio del Regno”. Nel novembre successivo i due provvedimenti furono integrati in più ampi testi-quadro posti a difesa della Razza e della Scuola. Si legittimò così sul piano giuridico il Razzismo di Stato, applicato anche nelle “scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private” (comprendenti anche le università). Gli studenti ebrei palermitani si trovarono in una situazione di improvvisa difficoltà che rischiava di troncare per sempre il loro percorso universitario. Per questa ragione, in data 15 novembre 1938 lo studente Luigi Philippson si vide costretto a dichiarare in calce alla richiesta di iscrizione al quinto anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia “di non essere di razza ebraica”, assumendo “ogni responsabilità per la veridicità” di tale “formale dichiarazione” [foto 6.1].
Gli studenti ebrei della Regia Università di Palermo, come quelli di altre università del Regno, erano per lo più stranieri. Nella teca sono esposti il libretto universitario della lituana Mirjam Todesaite [foto 6.2], e quello del polacco Nussen Goldberg [foto 6.3], entrambi provenienti dalla facoltà di Medicina della University Carlovy v Praze (Universitatis Carolinae Pragensis). Il fascicolo personale di Goldberg conserva anche un estratto del suo certificato di nascita in lingua polacca, datato 9 aprile 1923, che attesta l’avvenuta circoncisione [foto 6.4].
Una traduzione giurata del certificato attestante l’attività di Assistente ausiliare presso la Clinica pediatrica dell’Università di Amburgo da parte di Walter Fabisch (1904-1991) [foto 6.5], che in forza del cd. Arierparagraph il 31 luglio 1933 era stato allontanato dal servizio [foto 6.6], segna la storia di un altro studente ebreo fuggito in Italia dalla Germania nazista nel 1934. Dopo un periodo di lavoro in Italia in campo pediatrico e negli ambienti lavorativi diretti da Maurizio Ascoli (1856-1958), un altro dei professori allontanati dall’insegnamento universitario perché di razza ebraica, nel 1939 Fabisch fu internato in un campo di prigionia. Di lì fu trasferito in India, dove il comandante del campo ne apprezzò le doti professionali che gli consentiranno di diventare medico del locale maharaja e, grazie a questi meriti, di venire congedato come maggiore del Royal Army Medical Corps.
L’Archivio Storico di Ateneo conserva anche il fascicolo di un altro studente di medicina proveniente dall’Università tedesca di Praga, Jankiel Chasis [foto 6.7], laureatosi a Palermo nel luglio del 1935 e trasferitosi poco dopo a Firenze per esercitarvi la professione medica. Nel 1939 le leggi razziali fasciste lo avevano costretto a tornare in Polonia. A seguito dell’occupazione tedesca che segnò l’inizio della Seconda guerra mondiale, Chasis fu catturato e internato nel campo di concentramento di Oranienburg, a nord di Berlino. Liberato dalle truppe alleate nel marzo del 1945, nel luglio di quell’anno, mentre era diretto in Israee, fece tappa a Palermo per farsi rilasciare un duplicato del diploma di laurea in Medicina e Chirurgia andato distrutto insieme a tutti i suoi beni della casa della cittadina di Kovel (oggi in Ucraina). La richiesta del duplicato è esposta nella teca [foto 6.8].