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Paternità intellettuale

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La comunicazione scientifica si basa sulla pubblicazione dei prodotti della ricerca (articoli su periodici, contributi ad atti di convegni, capitoli di libri, brevetti, monografie, etc.). Qualunque contributo scientifico, a sua volta, ruota intorno al concetto di autorship cioè la paternità e responsabilità intellettuale che l'autore/gli autori di un lavoro confermano con l'atto di renderlo pubblico. Si definiscono autori coloro i quali hanno conferito a un prodotto di ricerca un apporto scientifico sufficiente a farli indicare come tali nell'intestazione del contributo pubblicato.

Risultano evidenti le implicazioni etiche che le autodichiarazioni relative alla responsabilità intellettuale assumono nel momento in cui i contributi scientifici vengono pubblicati. Nella Raccomandazione della Commissione Europea dell’11 marzo 2005 (2005/251/CE) riguardante la Carta europea dei ricercatori e un codice di condotta per l’assunzione dei ricercatori, al paragrafo "Responsabilità professionale", si afferma che "I ricercatori dovrebbero impegnarsi a garantire che i loro lavori siano utili per la società e non riproducano ricerche già effettuate altrove. Dovrebbero evitare il plagio e rispettare il principio della proprietà intellettuale e della proprietà congiunta dei dati, nel caso di ricerche svolte in collaborazione con uno o più supervisori e/o altri ricercatori. I temi dell'integrità e utilità sociale dei prodotti della ricerca, e le questioni legate al fenomeno del plagio editoriale, vengono approfonditi nella sezione Etica e integrità della ricerca del nostro portale.

Inoltre, nel quadro generale della promozione dell'integrità della ricerca accademica, la comunità internazionale degli studiosi ha definito e sostanzialmente concorda su una serie di principi generali e buone pratiche con riguardo all'autorship, di cui riferiamo nei paragrafi seguenti.


Riconoscere gli autori e specificarne il ruolo

Il Council of Science Editors (CSE) <http://www.CouncilScienceEditors.org>, come dichiarato nel White paper on promoting integrity in scientific journal publications (edito per la prima volta nel 2006 e più volte rivisto e ripubblicato), ora disponibile come Recommendations for Promoting Integrity in Scientific Journal Publications, ritiene siano ormai unanimemente accettati i seguenti punti:

  • riconoscere gli autori e gli altri collaboratori di una pubblicazione spetta alle persone che hanno compiuto il lavoro scientifico (i ricercatori) e non alle persone che l'hanno pubblicato (editori, redattori). Tocca ai ricercatori stabilire chi abbia contribuito a un lavoro in maniera sufficiente a garantirne l'attribuzione della paternità intellettuale
  • i nomi delle persone che hanno collaborato al lavoro, ma il cui contributo non sia stato sufficiente a qualificarli come autori (es. i membri di un collaboration group), dovrebbero essere menzionati in una distinta sezione "crediti" (acknowledgments)
  • in un lavoro scientifico bisognerebbe citare tutte le persone che vi hanno contribuito come autori o come collaboratori; viceversa, ciascuna persona identificata come autore o collaboratore di un contributo scientifico dovrebbe avere titolo a essere indicato come tale
  • tutte le persone elencate come autori dovrebbero rivedere e approvare il manoscritto prima della pubblicazione
  • gli editori dovrebbero richiedere che le informazioni sullo specifico contributo apportato da autori e collaboratori siano rese esplicite ai lettori
  • il motivo di fondo per cui occorre indicare con precisione il ruolo di ciascuno degli autori e collaboratori è di garantire la massima affidabilità del lavoro pubblicato.

Molto utile la lettura, sul sito del Committee on Publication Ethics  COPE, della guida How to handle authorship disputes: a guide for new researchersAlcuni strumenti, come CRediT –Contributor Roles Taxonomy (https://credit.niso.org/), consentono di utilizzare una tassonomia standard di tali ruoli.

In ambito biomedico, l'International Committee of Medical Journal Editors (ICMJE) <http://www.icmje.org> ha elaborato un proprio documento, Defining the role of authors and contributors, in cui si raccomanda che la paternità intellettuale venga definita sulla base dei seguenti quattro criteri:

  • contributo significativo alla concezione e al progetto del lavoro pubblicato; oppure acquisizione, analisi o interpretazione critica dei dati riportati nel lavoro; e inoltre
  • redazione oppure importante revisione del lavoro con riguardo a contenuti intellettuali rilevanti; e inoltre
  • approvazione finale della versione da sottoporre a pubblicazione; e inoltre
  • consenso a rendere conto di qualunque aspetto relativo al lavoro, in modo da garantire che ogni eventuale questione posta in merito alla precisione o integrità di qualunque parte del lavoro sia presa in considerazione in modo adeguato, e risolta.

Implicitamente, questi quattro criteri presuppongono per ciascun autore non solo la responsabilità per la propria parte del contributo autoriale, ma anche la consapevolezza su quali altri autori siano responsabili per le altre parti del lavoro, e la buona fede sull'integrità del proprio e dell'altrui contributo. Le persone che partecipano a un lavoro senza soddisfare i quattro criteri suindicati dovrebbero figurare solo come collaboratori. Tra i possibili esempi di forme di collaborazione che da sole non sono sufficienti a qualificare la paternità intellettuale di una pubblicazione scientifica, l'ICMJE indica: l'acquisizione dei finanziamenti per la ricerca; la raccolta dei dati; il supporto amministrativo generale al gruppo di ricerca; l'assistenza tecnica, es. redazionale o linguistica; la correzione di bozze. In tutti questi casi, la partecipazione andrà comunque riconosciuta in qualche forma, individuale o collettiva che sia. L'autore designato per i contatti con l'editore (corresponding author) dovrà in ogni caso avere cura di ottenere un permesso scritto da ciascuno dei collaboratori per poterli menzionare nella pubblicazione.

Il ruolo del corresponding author è molto importante in quanto si tratta della persona che assume anche per conto degli altri autori e collaboratori il compito di comunicare con la massima precisione, completezza e tempestività all'editore ogni aspetto necessario durante l'intero workflow di pubblicazione: sottomissione del manoscritto (proposta di pubblicazione), feedback richiesto durante la peer review, definizione dettagliata delle informazioni su nomi, affiliazioni e ruoli di autori e collaboratori che devono comparire nella versione editoriale del lavoro, ordine di presentazione degli autori nel documento, fornitura di eventuale ulteriore documentazione amministrativa richiesta (es. registrazione dei test clinici, dichiarazioni su potenziali conflitti di interesse, etc). L'autore corrispondente non esaurisce il proprio compito con la pubblicazione del lavoro, in quanto si rende disponibile a essere contattato da chiunque abbia interesse a porre domande o fare critiche, e si impegna a fornire opportunamente ulteriori informazioni in merito al lavoro qualora vengano richieste (dall'editore o dai lettori) per eventuali approfondimenti necessari in merito a ogni questione che possa essere sollevata sui contenuti successivamente alla pubblicazione.

 

Identificare univocamente i ricercatori

Affinché sia possibile attribuire in modo inequivoco e non ambiguo tutti i lavori di ricerca ai singoli ricercatori che vi hanno contribuito (e solo a quelli), è necessario impiegare un'apposita codifica dell'identità di ciascuno, che sia valida per qualunque sede editoriale, a prescindere dall'ente di ricerca per il quale il ricercatore lavora al momento della pubblicazione (affiliazione corrente). A tale scopo, dal 2012 soccorre l'Open Researcher and Contributor ID (acronimo: ORCID), un codice open-source formato da 16 cifre, basato sugli stessi criteri dell'International Standard Name Identifier (ISNI), gli stessi indicati nella norma UNI ISO 27729:2013. Il codice, ovviamente, è diverso per ogni ricercatore, in modo da risolvere qualunque caso di omonimia dovuta ad es. ai prenomi puntati a parità di cognome che tipicamente generavano ambiguità nelle banche dati. Una volta che il ricercatore è registrato a ORCID <https://orcid.org/>, sarà sufficiente comunicare il codice a tutti i livelli possibili ogni volta che ciò sia opportuno, e in particolare farlo conoscere, ad esempio, alla rivista per la quale si sta pubblicando un proprio contributo scientifico. Il codice ORCID è integrato con numerose piattaforme editoriali e banche dati internazionali, e anche con i repositories istituzionali. Pertanto, è possibile registrarsi a ORCID (se non lo si è già fatto) direttamente dall'Archivio istituzionale della Ricerca IRIS UniPA. Maggiori informazioni in proposito sono reperibili alla pagina web Creare il proprio profilo ORCID direttamente da IRIS del nostro portale. Inoltre ulteriori utili informazioni sulla Prontuario per la disambiguazione e sincronizzazione dei profili autore in ORCID e nelle banche dati citazionali.

 

Indicare correttamente i dati di affiliazione

Un altro elemento fondamentale, con riferimento alla paternità intellettuale dei lavori scientifici, riguarda il riconoscimento corretto dell'affiliazione corrente degli autori alle rispettive istituzioni accademiche e di ricerca.

Al fine di evitare che nelle banche dati citazionali i documenti analizzati automaticamente vengano attribuiti a profili autore duplicati, è molto importate che nei lavori scientifici pubblicati vengano indicati in modo puntuale i dati di affiliazione:

a)      in prima posizione è preferibile inserire la denominazione dell’Ateneo sarà indicata adottando una delle seguenti formulazioni, con preferenza per la prima: Università degli Studi di Palermo - University of Palermo.

b)      dopo la denominazione dell’Ateneo, può essere riportata la denominazione del Dipartimento, in lingua italiana o inglese, possibilmente senza abbreviazioni personalizzate; a tal fine è consigliabile adottare la dicitura presente nel regolamento aggiornato del proprio dipartimento, ricercando nello stesso la formulazione del nome del dipartimento in lingua inglese, auspicabilmente prevista.

c)      sarà indicato quale indirizzo di posta elettronica quello istituzionale (nome.cognome@unipa.it);

d)      in caso di utilizzo di dati di affiliazione in italiano, tutte le denominazioni (Ateneo e Dipartimento) saranno riportate in italiano; in caso di utilizzo di dati di affiliazione in inglese, tutte le denominazioni saranno riportate in inglese;

e)      la denominazione dell’Ateneo e del Dipartimento saranno seguite dall’indirizzo del Dipartimento, quindi da Palermo, Italia se i dati di affiliazione sono in italiano e da Palermo, Italy se i dati di affiliazione sono in inglese.

 

Aspetti problematici dell'authorship

Il Committee on Publication Ethics (COPE) <http://publicationethics.org> ha affrontato alcuni problemi relativi alle dichiarazioni di paternità intellettuale che si presentano con una certa frequenza nella pubblicazione dei lavori scientifici. Tra le cattive abitudini, segnalate anche nel White paper del CSE, si riscontrano talvolta: la guest authorship, la honorary / gift authorship, la ghost authorship, la anonymous authorship.

Con l'espressione guest authorship si indica la prassi (scorretta, variamente diffusa) di sfruttare l'aspettativa che l'inclusione di uno specifico nominativo tra gli autori aumenti le probabilità di accettazione di una proposta di pubblicazione in una sede editoriale di prestigio, o comunque di innalzare la percezione generale sulla qualità scientifica del lavoro pubblicato. In altre parole, viene "usato" un nome di prestigio ma il guest author non ha offerto alcun apporto distinto al contributo scientifico sottoposto a pubblicazione.

Per honorary / gift authorship si intende una paternità intellettuale basata solo su un debole collegamento dell'honorary author con il contenuto della ricerca, spesso solo per ragioni di pura cortesia accademica. Un chiaro esempio di gift authorship può riguardare la prassi (scorretta, variamente diffusa) di indicare tra gli autori il responsabile della struttura di ricerca in cui ha avuto luogo lo studio pubblicato, senza che questi vi abbia effettivamente contribuito, ma solo sulla base della sua carica.

La cosiddetta ghost authorship, al contrario, è l'omissione, tanto nell'intestazione del contributo quanto nella sezione credits, di uno o più nominativi di persone che hanno effettivamente partecipato alla ricerca, all'analisi dei dati, alla redazione materiale del manoscritto. Spesso si tratta di coautori non accademici (es. in ambito medico, funzionari o tecnici di industrie farmaceutiche o di attrezzature medico-sanitarie) o di unità di staff giovane, in formazione alla ricerca, che hanno lavorato per conto dei loro responsabili o superiori all'interno della struttura in cui ha avuto luogo lo studio pubblicato.

La anonymous authorship riguarda l'impiego di pseudonimi o il ricorso all'anonimato nell'indicazione di uno o più nominativi di autori/coautori di un lavoro scientifico. In linea di principio, tale opzione è molto scorretta, perché contraria a ogni criterio di trasparenza e affidabilità che deve sempre caratterizzare la comunicazione scientifica. Tuttavia, in casi estremamente eccezionali, laddove un autore possa credibilmente dimostrare che l'indicazione del proprio nome nel documento pubblicato possa metterlo in grave difficoltà (es. provocare pericoli per la sicurezza personale o rischiare la perdita del posto di lavoro), l'editore può scegliere di pubblicare il contenuto in forma parzialmente o totalmente anonima.

Un caso a parte è costituito dall'indicazione di una group authorship (responsabilità collettiva). Tale opzione può essere ritenuta appropriata quando un team di ricercatori di diverse strutture ha concorso a realizzare uno stesso progetto (es. un test clinico effettuato in più centri contemporaneamente), o prodotto un documento consensuale, o un gruppo di esperti ha condiviso un rapporto scientifico. L'impossibilità pratica di elencare nell'intestazione del prodotto scientifico un eccessivo numero di coautori (alcuni dei quali potrebbero avere contribuito in forma molto inconsistente) può portare convenientemente ad una delle seguenti soluzioni: a) se ogni singola persona del gruppo soddisfa i criteri per l'attribuzione della paternità intellettuale, indicare come autore la denominazione ufficiale del gruppo/progetto (fermo restando che almeno un membro del gruppo dovrebbe assumere il ruolo di corresponding author); b) se il livello di partecipazione è differenziato, indicare nell'intestazione solo un gruppo ristretto di coautori, riservando alla sezione credits l'elenco più ampio di collaboratori del gruppo/prodotto di ricerca.

Infine vanno opportunamente considerati i casi di deceased or incapacitated authors. Qualora uno dei coautori sia inabilitato o venga a mancare durante l'elaborazione di un prodotto di ricerca, gli altri coautori dovrebbero ottenere il permesso e le prerogative legate al copyright da familiari e/o eredi prima di includerne il nominativo in qualità di coautore del lavoro scientifico in corso di pubblicazione.