ARCHITETTURA E COSCIENZA TECNOLOGICA : LA COSTRUIBILITÀ DEL PROGETTO - UN DIBATTITO APERTO
- Autori: VITRANO RM
- Anno di pubblicazione: 2004
- Tipologia: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/4378
Abstract
Il principio di centralità della tecnologia, nel rapporto tra progetto e costruzione, scaturisce da una lunga trattatistica sul significato della tecnica e del suo rapporto con le arti, i mestierie l’architettura a partire dagli antichi greci e romani. La tecnologia come arte del costruire ha origine classica, Vitruvio è senz’altro il più citato tra gli illustri latini.. Il dibattito umanistico-scientifico assume un ruolo di rilievo nell’Università tedesca alla fine del ‘700 in Germania, dove la tecnologia dell’architettura viene introdotta come disciplina autonoma. Johann Beckmann1 (1739-1811), uno dei padri della tecnologia nascente, la definiva come la disciplina che studia le trasformazioni delle materie prime ed “i procedimenti tecnici” per la realizzazione delle opere edili. Nel trattato Entwurf der allgemeinen Technologie, introduce una nuova chiave di lettura della tecnologia come strumento di un mestiere che abbraccia tanti mestieri, divenendo il trade-union fra questi. Una tesi che prefigura un dibattito attuale. In Italia la Tecnologia dell’architettura fu introdotta solo nel ‘900 ed alla fine degli anni Sessanta, ovvero più di un secolo dopo. Parliamo dunque di una materia di studio accademicamente giovane, i cui contenuti interdisciplinari all’inizio non erano del tutto ben definiti. Diverse sono state infatti le interpretazioni che si sono avute nell’arco di 40anni. Negli anni Sessanta, Andrea Silipo sosteneva che: “ogni grammatica dell'architettura, determinata in base a precise operazioni compositive, prescrive un congruo uso d'elementi costruttivi e materiali atti al suo sostanziamento”; ovvero considera la tecnologia come la struttura del linguaggio architettonico. Il concetto si amplia e si arricchisce di altri contributi: "la tecnologia è la trattazione e la regola del compimento della dolie téchne o dell'arte astuta (Omero, Od. E, 455, 529): sinteticamente, il "sapere perché" (l'intenzione) e il "sapere come" di cui la tecnica sarebbe il "sapere che cosa" (il modo di essere)” - (G.Ciribini -1984); “la Tecnologia dell'architettura è la riflessione sistematica, il discorso sulle tecniche, cioè quell'insieme di strumenti e relativi modi d'impiego necessari per sostanziare il progetto d'architettura”; si può parlare di opera di architettura in un manufatto in cui "accanto alla correttezza costruttiva e funzionale si incorpori un'intenzionalità estetica" infatti “se la correttezza tecnico-costruttiva è condizione necessaria al contempo non è sufficiente per il sostanziamento dell'architettura” (G. Ferracuti -1990). Queste sono alcune interpretazioni sul significato di una disciplina dai confini vastissimi che comprendono: l’analisi storica; l’analisi scientifico-matematica, ossia lo studio della tecnica generale e delle sue applicazioni; l’analisi sistemica o percorso tecnologico-costruttivo, ossia lo studio dei procedimenti per la trasformazione di una materia prima in un prodotto. La conoscenza approfondita delle tecniche, che rientra sia nell’analisi scientifico-matematica che nell’analisi sistemica (ossia dei sistemi costruttivi) è altresì importantissima, in quanto serve ad individuare quei fattori d'intreccio dialettico fra i vari saperi, dove è si necessario distinguere le specifiche conoscenze utilizzate dall'architettura (fisica, chimica, matematica), ma senza renderle del tutto autonome. La tecnologia è dunque l’elaborazione di un insieme di conoscenze di cui si sostanzia l’architettura. Se la tecnologia è grammatica, l’architettura è il linguaggio che la contiene come struttura, essa si appropria della tecnologia già nel processo ideativo e decide se farne mezzo o obiettivo.