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CALOGERO VINCI

Armature e complementi in ferro nelle cuspidi maiolicate dei campanili in Sicilia

Abstract

Nei contesti urbani storici cuspidi e cupole costituiscono da sempre elementi emergenti, talvolta vistosi, in grado di contraddistinguere e rendere univocamente identificabile il profilo di un nucleo urbano, a tal punto da divenire spesso elementi ricorrenti dell’iconografia urbana. In Sicilia inoltre la prassi del rivestimento in maiolica, che conferisce anche una forte connotazione cromatica a questi elementi architettonici, assume forme di originalità in quanto oltre al più diffuso impiego di piastrelle e scandole furono spesso utilizzati mattoni smaltati dalla particolare sagomatura a cuneo, che venivano disposti, in relazione ai diversi colori, secondo disegni geometrici anche molto complessi, fungendo al contempo non solo da rivestimento ma anche da struttura muraria portante. Se si ritiene di poter fare risalire questa tecnica costruttiva ad un periodo antecedente al XVI secolo, è anche opportuno ricordare come, fino agli ultimi decenni dell’Ottocento ed anche oltre, si continuassero a costruire, ricostruire, ripristinare, riparare, consolidare cuspidi e cupole danneggiate o crollate a causa di dissesti, terremoti o perché colpite da fulmini; quest’ultima circostanza rendeva queste fragili costruzioni particolarmente vulnerabili nei confronti degli incendi in quanto la struttura interna di supporto era spesso originariamente costituita da elementi in legno. In quest’ottica, le oltre cento cuspidi e cupole censite in territorio siciliano in occasione di uno studio ancora corso, testimoniano come gli elementi metallici, incombustibili, meno invasivi, di ridotte dimensioni e per tal ragione più leggeri rispetto alle ingombranti strutture lignee, da manufatti di complemento o decorativi per le terminazioni delle cuspidi, cominciano ad essere utilizzati prima come irrigidimenti e catene ed in seguito come vere e proprie strutture per le realizzazioni di cuspidi di maggiori dimensioni. Infatti, qualunque fosse il sistema costruttivo sono quasi sempre stati riscontrati irrigidimenti interni, costituiti nei casi più semplici da una o due aste orizzontali incrociate con estremità passanti e vincolate al vivo della muratura; queste sono spesso solidamente strutturate nella zona mediana ad un’asta verticale connessa al vertice della cuspide. Si ritrovano anche soluzioni più complesse, dai tralicci metallici settecenteschi, sottili ed ordinati, agli elementi ottocenteschi più rigidi ma posti in maniera casuale, ai semplici tiranti interni con capichiave esterni, visibili o occultati da un apparato decorativo che li dissimula. Inoltre, il ferro era da sempre utilizzato anche per la realizzazione dell’elemento apicale con funzione simbolico-decorativa costituito da una sfera in nella quale è inserita l’asta che regge la croce in ferro battuto e la terminazione metallica, la cosiddetta “ventarola”. L’inserimento di questi tre elementi viene fatto risalire al medioevo, quando all’interno della palla erano spesso inserite le reliquie del santo al quale la chiesa era consacrata. La più frequente forma a vessillo svolazzante della ventarola è in alcuni casi sostituita da figure zoomorfe che richiamano l’antica consuetudine di rappresentare la sagoma di un gallo, simbolo, in quanto annunciatore del giorno, dei predicatori. Allo stato attuale si evidenzia come una conoscenza limitata, che si è spesso fermata agli aspetti decorativi di questi elementi architettonici in precario equilibrio tra la terra ed il cielo, ha spesso condotto ad interventi che ne hanno snaturato le caratteristiche materiali e tecnologiche, in molti casi sovrapponendosi o, negli interventi più incolti, rimuovendo, poiché considerati incongrui, strutture ed elementi di complemento in ferro che testimoniano l’evoluzione secolare di un sapere tecnico-costruttivo non codificato.