PRIMI DATI SUGLI INNESTI DI ABIES NEBRODENSIS (LOJAC.) MATTEI ESEGUITI SU ABETI ESOTICI NELL’AREA DI INDIGENATO (MADONIE)
- Authors: Schicchi, R; Bonomo, P; Candore, M; Di Noto, G; Pucci, A; Trapani, F; Marino, P
- Publication year: 2012
- Type: Proceedings
- Key words: Abies nebrodensis,Innesti
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/77568
Abstract
C2 = PRIMI DATI SUGLI INNESTI DI ABIES NEBRODENSIS (LOJAC.) MATTEI ESEGUITI SU ABETI ESOTICI NELL’AREA DI INDIGENATO (MADONIE) R. SCHICCHI, P. BONOMO, M. CANDORE, G. DI NOTO, A. PUCCI, F. TRAPANI, P. MARINO Dipartimento di Biologia Ambientale e Biodiversità dell'Università, via Archirafi 38, 90123 Palermo (I) rosario.schicchi@unipa.it Abies nebrodensis è una specie endemica relitta, gravemente minacciata di estinzione, la cui popolazione naturale è costituita da 30 individui distribuiti discontinuamente in una piccola area del territorio di Polizzi Generosa, all’interno del Parco naturale delle Madonie in Sicilia. La minaccia di estinzione è dovuta, oltre all'esiguità della popolazione, al ridotto numero di piante mature (ventiquattro) e al pericolo di inquinamento genetico incombente. A partire dall’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso, infatti, sono stati introdotti nella vicinanze dell’area di indignato individui di abeti esotici (Abies alba Mill., A. cephalonica Loudon, e A. nordmanniana (Stefen) Spach) che, avendo raggiunto la maturità sessuale, potrebbero mettere a rischio l’integrità genetica della progenie dell’abete locale (Raimondo & Schicchi, 2005). Nell’ambito del progetto “Conservazione di Abies nebrodensis e ripristino delle torbiere di Geraci Siculo”, in corso di attuazione da parte dell’Ente Parco delle Madonie, del Dipartimento di Biologia ambientale e Biodiversità di Palermo e di altri partners locali, un’azione di salvaguardia prevede l’innesto degli abeti esotici con marze di A. nebrodensis, valorizzando la positiva esperienza effettuata con il progetto Life Natura (1). A tal fine, nel periodo compreso tra la terza decade di aprile e la seconda decade di maggio sono stati effettuati circa 350 innesti in contrada Comunello, nel territorio di Isnello. Le marze sono state prelevate da individui maturi di A. nebrodensis di oltre 30 anni di età, introdotti nelle opere di ripopolamento che, in seguito ai risultati delle analisi genetiche, sono geneticamente correlati agli esemplari della popolazione naturale. Gli innesti sono stati eseguiti a spacco ma soprattutto a corona, previa capitozzatura dei soggetti di A. alba e A. cephalonica, a un’altezza di circa 2 m per evitare possibili danneggiamenti da parte del bestiame. Nei soggetti sono stati, comunque, rilasciati temporaneamente alcuni palchi che, continuando a svolgere le normali funzioni vitali, agevoleranno l’attecchimento delle marze. Queste ultime sono state opportunamente sagomate e inserite tra la corteccia e il legno sia nel fusto capitozzato che in alcuni rami laterali. Esse sono state tenute strettamente aderenti ai soggetti tramite nastro adesivo e protette da due sacchetti, rispettivamente di polietilene e di carta, per creare condizioni micro-climatiche ottimali alla sopravvivenza delle marze. Dalla terza decade di maggio è iniziato, con cadenza settimanale, il monitoraggio degli innesti e la foratura, ove necessario, del sacchetto di plastica per eliminare l’umidità in eccesso. Dopo 40 giorni è stato possibile constatare che oltre il 90% degli innesti è attecchito. Anche alcuni innesti eseguiti a scopo sperimentale su Pseudotsuga menziesii Franco sono vitali. Durante la fine di luglio e agosto si prevede una graduale scopertura delle marze. Gli esiti di questa azione, tuttavia, potranno essere valutati compiutamente all’inizio della prossima primavera. La tecnica dell’innesto riveste notevole importanza poiché permette di eliminare o ridurre una delle minacce più consistenti a carico della popolazione naturale di A. nebrodensis, trasformando la stessa in un punto di forza nell’ambito della strategia di conservazione della specie. Essa, infatti, potrà contribuire a incrementare la popolazione dell’endemico A. nebrodensis, valorizzando come portainnesti piante che se non abbattute costituirebbero un serio pericolo per la conservazione dell’abe