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PATRIZIA SARDINA

L’immagine della Sicilia medievale tra profezie post eventum e lamentationes

Abstract

Il conflitto tra svevi e angioini fu alimentato dalla propaganda delle rispettive cancelleria che miravano a legittimare la propria parte politica e a delegittimare quella avversa. Nel "De rebus siculis" Pietro da Eboli dipinse Tancredi, avversario di Enrico VI, come un usurpatore, una scimmia e un aborto di natura, mentre nell’ "Epistola", profezia post eventum dai toni apocalittici, furono descritte le violenze efferate perpetrate in Sicilia dai soldati di Enrico VI. Ritroviamo toni profetici nell’Adhortatio di Pietro de Prezza, voce dei ghibellini che tentarono di convincere Federico di Turingia a vendicare Corradino, e nel discorso rivolto da Pandolfo Falcone a Giacomo II d’Aragona. La crisi del Trecento è ben illustrata nella "Quaedam Profetia", mentre risulta difficile cogliere gli agganci con gli eventi storici in "Di tramontana l’aquila potenti", che fonde due profezie. La profezia post eventum è un utile ossimoro che consente di descrivere i difficili momenti di transizione dinastica con finto distacco e di esprimere l’opposizione politica rievocando il mitico passato di un’isola immaginata felice, fertile e rigogliosa.