Qaitbay Citadel - Rosetta : floating Institution
- Authors: Tesoriere, Zeila; Lecardane, Renzo; Andaloro, Bianca; Cannata, Marco; Torregrossa, Pietro; Scozzari, Martina
- Publication year: 2024
- Type: Capitolo o Saggio
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/638593
Abstract
progetto è stato elaborato su invito dei curatori del padiglione egiziano alla 18° Mostra Intenrazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2023, nell’ambito del tema “Nilab. Nile as Laboratory”, e in relazione al rapporto fra architettura e turismo per i siti archeologici. Il Burg Izbat Rashid, cresciuto intorno alla Qaitbay Citadel, a 3 km dallo sbocco del Nilo sul Mediterraneo e a 5 Km da Rosetta, è un minuto agglomerato di edilizia residenziale compatta caratterizzato da una maglia labirintica di piccole strade e vicoli ciechi, in cui è quasi del tutto assente lo spazio pubblico. L’intervento individua come cardine il fronte del Nilo e interpreta la geometria involontaria proiettata su acqua e riva da gabbie e vasche come principio insediativo per camminare sul fiume e scoprire da lì il fortino. Una griglia geometrica si distende sull’area di progetto e lega in un’unica architettura la marina per il ricovero dei pescherecci e l’ormeggio dei natanti turistici, il mercato per gli ambulanti e un sistema di spazi pubblici La griglia è matrice della grande piazza, ripartita in due campi, sulla terra e sull’acqua. La piazza di terra è un piano pavimentato e piantumato con palme, circondato a sua volta da palmizi spontanei che ripristinano quelli descritti nei disegni e nelle fotografie storiche, oggi eliminati dalle manifatture di mattoni. La piazza di fiume è il suo doppio, uno specchio d’acqua ombreggiato da una vela in tessuto tenuta da pali e tiranti, che si interrompe per lasciare visibile il fronte del fortino. La corte d’acqua è in parte navigabile per ormeggiare pescherecci e barche turistiche ai moli, e in parte calpestabile, per osservare il fortino e la costa da una piattaforma galleggiante e coperta dalle tende. Il progetto di un’architettura di spazio pubblico ad oggi inesistente nell’area, che proietta sulla superficie dell’acqua l’insegnamento derivato dalle pratiche dell’autocostruzione, è il tema cruciale del progetto. La piazza è intesa come il luogo materiale indispensabile alle comunità per pensarsi come soggetti resistenti e attivi: un nuovo spazio di costruzione civica e politica: una floating institution.