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LAVINIA SPALANCA

Per urgenza di poesia. Leonardo Sciascia e Luigi Bartolini

Abstract

La predilezione sciasciana per l’acquafortista marchigiano Luigi Bartolini affonda le radici in una più generale adesione dello scrittore al realismo figurativo e, conseguentemente, in un rifiuto dell’arte avanguardista. A partire dal realismo secentesco di Pietro d’Asaro e Rutilio Manetti, sino a quello d’impronta socialista di Guttuso e Migneco, lo scrittore siciliano ha sempre privilegiato, infatti, un’arte comunicativa e impegnata. Ma questa linea figurativa non è esente da vibrazioni neo-simboliste o da accensioni neo-espressioniste, in un superamento della mimesi realista sotto l’impeto conoscitivo dell’arte. A ciò si aggiunge una particolare affinità fra il modus operandi di Sciascia e quello di Bartolini: il medesimo rifiuto del principio d’autorità, come pure una vena speculativa di matrice leopardiana, per cui l’oggetto inciso non rappresenta che la traduzione in forme sensibili degli stati interiori di contemplazione. Un realismo ‘trascendente’, dunque, originato dal felice intreccio di ragione e immaginazione.