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LAVINIA SPALANCA

Il governo della menzogna. Antonfrancesco Grazzini e l'allegoria del potere

Abstract

In una Firenze sempre più soggiogata dall’egemonia medicea, incarnata dall’effigie autoritaria di Cosimo I, s’invera la metamorfosi involutiva dell’artista cinquecentesco, privato di ogni libertà espressiva e asservito ai comandamenti del Principe. Tra pedanti ed eruditi, poligrafi ed accademici, spicca per antitesi la personalità di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca, la cui ribellione ideologica si traduce in un’eversività stilistica senza pari. Dalle "Rime burlesche", in cui si deplora il tradimento della funzione intellettuale, al "Teatro", pervaso da una strenua intenzionalità polemica e sperimentale, sino al culmine narrativo delle "Cene", emblema dell’utopia libertaria dell’autore, l’intera produzione laschiana testimonia, in forme talora eccentriche e manieristiche, il tentativo di sottrarsi alle maglie sempre più spesse del potere, la cui rappresentazione allegorica ne rimanda, con il coraggio della verità, il volto luciferino e menzognero.