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CESARE SPOSITO

Reflections and trajectories for interdisciplinary research on the energy transition

Abstract

Gli obiettivi della neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione delle emissioni di CO2 del 55% (rispetto al livello del 1990) entro il 2030 (European Commission, 2019, 2021) pongono all’Unione Europea, e ancor più al resto del mondo, una serie di questioni complesse tra cui un sensibile aumento della produzione di energia ‘pulita’ da fonti alternative e rinnovabili, la riduzione della povertà energetica, una maggiore sicurezza delle forniture energetiche e una drastica riduzione della dipendenza dalle importazioni di energia; parallelamente si mira a favorire una crescita economica moderna disaccoppiata dall’uso di risorse non rinnovabili, la creazione di nuovi posti di lavoro e a generare benefici per l’ambiente e la salute, obiettivi questi con inevitabili implicazioni culturali, politiche, economiche, produttive, tecnologiche e sociali da affrontare sia all’interno dei propri confini sia in ambito di politica estera. La transizione energetica è quindi complessa e difficile da attuare perché coinvolge ‘tutto’ ed è necessaria ‘ovunque’ ma anche perché a livello globale il consumo di energia primaria è in costante aumento da almeno mezzo secolo. Il quadro teorico e sperimentale presentato dimostra come le transizioni energetica, ecologica e digitale possano contribuire sinergicamente al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e neutralità climatica. I contributi pubblicati in forma di saggi e ricerche appaiono coerenti con il 2022 Strategic Foresight Report (European Commission, 2022) basato sulla relazione del JRC dal titolo Towards a Green and Digital Future – Key Requirements for Successful Twin Transitions in the European Union (Muench et alii, 2022) e fondato sui concetti chiave di: a) transizioni ‘gemelle’, come chiave di volta per un futuro sostenibile, equo e competitivo; b) transizione ‘giusta’, per una diffusa accettazione delle soluzioni verdi e digitali al fine di mitigare i consumi e migliorare l’efficienza; c) ‘approccio integrato’ alle sfide, per massimizzare i benefici delle sinergie e gestire meglio i rischi. Dai contributi pubblicati emerge la necessità di un cambio di paradigma che, da un lato, si caratterizzi per un approccio improntato alla ‘sufficienza’ (rispetto a nuova occupazione di suolo e realizzazione di nuove costruzioni) e all’economia circolare (per limitare l’uso di risorse non rinnovabili) capace di sfruttare le potenzialità delle tecnologie per nuovi servizi resi possibili dalla digitalizzazione, dall’altro, si fondi su una nuova consapevolezza degli utenti dei limiti del Pianeta perseguibile attraverso azioni ‘soft’ urgenti, robuste, flessibili e di facile realizzazione in quanto richiedono un minor impegno finanziario. Se comunità energetiche, produzione di energia rinnovabile da idrogeno e filiere produttive possono contribuire alla mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra, l’ingente patrimonio immobiliare esistente costituisce un ambito su cui è possibile intervenire con efficacia, anche laddove abbia una valenza storico-culturale, utilizzando strumenti come i gemelli digitali o metodologie di analisi capaci di valutare ex ante gli impatti sull’ecosistema e di prefigurare scenari per città, edifici e processi produttivi volti a uno sviluppo sostenibile e compatibile con gli obiettivi improcrastinabili fissati per il 2030 e il 2050. Queste sono alcune delle strategie, dei percorsi, delle misure e delle azioni che è possibile mettere in campo sfruttando la disponibilità delle ingenti risorse finanziarie stanziate dai governi per le transizioni, stimolando la sensibilità degli amministratori locali, valorizzando le abilità e le competenze trasversali di tecnici e operatori del settore, ma anche e soprattutto facendo leva sulla consapevolezza degli utenti rispetto ai rischi derivanti dai cambiamenti climatici affinché si attivi una loro risposta ‘comportamentale