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ANNA SCIALABBA

Salvaguardia della biodiversità

Abstract

DOCENTI AISN LA BIODIVERSITÀ: UNA RISORSA ESSENZIALE DELLA NATURA. CONOSCENZA E VALORIZZAZIONE ATTRAVERSO LA SCUOLA Orto Botanico Palermo - 18 febbraio 2011 LA SALVAGUARDIA DELLA BIODIVERSITÀ VEGETALE Anna Scialabba Dipartimento di Biologia Ambientale e Biodiversità, Via Archirafi, 38. 90123 Palermo La diversità biologica - ovvero l’insieme delle differenze esistenti a livello di ecosistemi, specie e geni - era, sino a pochi decenni fa, un campo indagato quasi esclusivamente dai biologi; è infatti solo in tempi relativamente recenti che la presa di coscienza del progressivo impoverimento del patrimonio biologico mondiale ha posto una serie di problemi etici, giuridici, economici e politici che hanno portato alla ratifica della Convezione sulla Biodiversità di Rio nel 2002 e alla cooperazione tra università, enti di ricerca e istituzioni in grado di coniugare formazione, ricerca scientifica, innovazione e sperimentazione. Le condizioni climatiche e ambientali avverse e la riduzione della variabilità genetica, dovuta anche all’insuccesso della riproduzione sessuale, mettono a rischio la sopravvivenza delle specie. La perdita della biodiversità vegetale non sempre è chiaramente visibile perché il numero di individui di una popolazione può essere elevato, in quanto la riproduzione avviene per via asessuata, ma il rischio di estinzione permane a causa della scarsa variabilità genetica della progenie. La salvaguardia della biodiversità richiede un approccio olistico e si realizza attraverso azioni integrate di preservazione e conservazione che richiedono professionalità capaci di gestire la “biocomplessità”. La preservazione si basa sulla conoscenza del valore intrinseco ed estrinseco della biodiversità e consente la pianificazione dell’uso sostenibile delle risorse, per esempio il risparmio delle risorse naturali e la rigenerazione di ogni sistema ecologico ed economico. La conservazione della biodiversità si basa sulla conoscenza del patrimonio biologico a livello tassonomico, genetico, fisiologico e biocenotico e si realizza utilizzando tecniche integrate di conservazione in situ ed ex situ del germoplasma. Per germoplasma si intende qualsiasi materiale capace di trasmettere i caratteri ereditari da una generazione all’altra. Si può affermare che esso rappresenta la base fisica della trasmissione genetica o la somma dei geni e dei fattori citoplasmatici che rigenera l’ereditarietà. La conservazione in situ è ottimale per conservare la biodiversità di un gran numero di specie nei luoghi di origine mentre la conservazione ex situ è idonea per conservare la variazione genetica all’interno di una stessa specie (in tal caso si parla della conservazione dell’insieme dei geni di tutti gli individui appartenenti ad una certa popolazione). Le principali tecniche di conservazione ex situ del germoplasma vegetale riguardano la conservazione dei semi (in banche del germoplasma), o di porzioni di piante (in colture in vitro), o di piante intere (in campi sperimentali), o di embrioni e/o parti di piante (in ambiente criogenico). La Banca del germoplasma dell’Orto Botanico di Palermo Hortus Botanicus Panormitanus (HBP) ha realizzato nel 1993 il progetto di conservazione ex situ di piante selvatiche dell'area mediterranea. Le azioni di salvaguardia della biodiversità condotte dall’HBP e da alcuni corsi di laurea dell’Università di Palermo riguardano: l’educazione del pubblico sull’importanza della biodiversità e su come conservarla, la conoscenza e la valorizzazione della biodiversità delle specie selvatiche, coltivate e di specie progenitrici di piante coltivate, la preservazione e il monitoraggio della diversità genetica dei taxa endemici, rari e minacciati, la reintroduzione di specie rare e minacciate nei siti di origine, la documentazione mediante data-base e pubblicazioni, l’introduzione di piante tropicali e subtropicali di poten