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ANDREA SCIASCIA

Amare Palermo. Un ricordo di Salvatore Mario Inzerillo

Abstract

Ripubblicare, a distanza di oltre tre decenni, in un unico volume "Urbanistica e società negli ultimi duecento anni a Palermo", di Salvatore Mario Inzerillo, potrebbe apparire come il frutto di un’azione nostalgica. Una sorta di riconoscimento, di omaggio post mortem, a un docente al quale molti degli attuali professori del Dipartimento di Architettura, prima studenti della Facoltà, sono rimasti legati. Riconosco che l’aspetto affettivo è presente però è marginale nella mia decisione di volere ripubblicare i due volumi e, su tale necessità, dare avvio alla nuova collana D’Arch Reprint. Scrivo in termini di necessità, di bisogno, perché ho sempre pensato, da quando ho avuto modo di conoscere i due Quaderni, che questi andavano maggiormente diffusi e quindi ripubblicati. Il perché di tale esigenza è legato al fatto che, dal mio punto di vista, nessuno, sino a oggi, ha raccontato così bene la storia urbana di Palermo dal 1778, anno dell’addizione del Regalmici, sino al 1962. Inoltre, ritengo che anche gli ultimi quarant’anni siano illuminati dalle parole di Inzerillo. A distanza di anni da quella prima lettura da allievo della Facoltà di Architettura - ancora in quegli anni l’unica della Sicilia - la ricerca di Inzerillo mi sembra sempre più la storia dei punti di vista e delle sensibilità, spesso del tutto assenti, con cui è stata letta, interpretata e progettata Palermo fornendo, al contempo, un ritratto altrettanto preciso dei suoi abitanti. Tale esattezza deriva dal modo in cui sono restituiti i lineamenti di quelli che hanno tradito la città da chi ha cercato - oggi è facile sostenerlo non riuscendoci - di salvarla.