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MARIA ANTONIA RANCADORE

Freud e Pfister: psicoanalisi e religione

Abstract

Nel testo della sua "Autobiografia", Sigmund Freud ebbe a dichiarare che, dopo la pubblicazione di "Al di là del principio di piacere" (nel 1920), non aveva dato più alcun contributo alla psicoanalisi. In effetti, dopo la fase epistemologica, avviata nel 1899 con la pubblicazione de "L’interpretazione dei sogni" e consolidata nel 1920 con la pubblicazione di "Al di là del principio di piacere", Freud si dedicò ai problemi di natura teorica. In questo caso i titoli delle opere della maturità da ricordare, in primo luogo, sono "Psicologia delle masse e analisi dell’Io" (del 1921), "L’Io e l’Es" (del 1922), "Inibizione, sintomo e angoscia" (del 1925), "L’avvenire di un’illusione" (del 1927) e "Il disagio della civiltà" (del 1929). Con questi testi il padre della psicoanalisi iniziò ad affrontare problemi inerenti alla distinzione tra psicologia individuale e psicologia sociale; alla nuova topica dell’Io, Super-Io ed Es; all’alienazione religiosa; al conflitto tra i popoli. Pertanto, risulta evidente la centralità del il tema della religione all’interno della produzione freudiana, soprattutto nel saggio steso nel 1927 ("L’avvenire di un’illusione"), in polemica con quello ("L’illusione di un avvenire") del pastore luterano svizzero Oskar Pfister.