Diversità microbica dei sedimenti marini dell’Area Marina Protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine (Palermo) in relazione alla pressione antropica.
- Autori: QUATRINI, P; CHIRI, E; SARÀ, G
- Anno di pubblicazione: 2008
- Tipologia: Proceedings
- Parole Chiave: Biodiversità microbica; idrocarburi; biodegradazione; sedimenti marini
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/46772
Abstract
I batteri costituiscono una frazione significativa della biomassa totale in mare e la loro presenza risulta ancora più accentuata nei sedimenti. Le comunità microbiche marine giocano un ruolo chiave nei processi degradativi della sostanza organica sedimentaria e nella sua reintroduzione nelle reti trofiche. Tuttavia la piccola percentuale di batteri marini coltivabili (3-7%) pone un severo limite alla conoscenza della biodiversità microbica. Allo scopo di contribuire a definire i livelli di impatto antropico compatibili con la funzione di ciascuna zona dell’Area Marina Protetta è stata caratterizzata la comunità batterica totale indigena dei sedimenti. Lo studio è stato effettuato utilizzando un approccio molecolare coltura-indipendente basato sull'analisi filogenetica del DNA metagenomico. Sono stati prelevati con box-corer campioni di sedimento nelle diverse zone dell’AMP e in una località portuale turistica adiacente, fortemente antropizzata. Dai campioni di sedimento è stato estratto il DNA totale, utilizzato per la costruzione di librerie di rDNA 16S. Il sequenziamento dei cloni delle prime due librerie realizzate (zona A -riserva integrale- e porto turistico) ha permesso di determinare e confrontare la struttura e la composizione delle comunità batteriche e di correlare i dati filogenetici a quelli relativi alle attività antropiche dei due siti.Considerata la presenza di idrocarburi, dovuta principalmente al traffico nautico da diporto insistente a varia intensità nell’AMP, è stata ricercata anche la presenza di batteri idrocarburo-ossidanti nella frazione coltivabile della comunità microbica dei sedimenti. I dati provenienti dall’individuazione dei valori di fondo, tramite il monitoraggio dei punti “di bianco” presunti (zona A), relazionati a quelli ottenuti nelle altre zone dell’AMP e a quelli acquisiti dall’area portuale possono fornire preziose informazioni circa la capacità portante dell’ecosistema rispetto a carichi inquinanti e pressione antropica.