La ricostruzione monumentale post-bellica a Palermo nel dibattito nazionale
- Authors: PRESCIA R
- Publication year: 2008
- Type: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/6911
Abstract
Il saggio illustra i più importanti restauri compiuti dalla Soprintendenza nel dopoguerra, in relazione a quelli verificatisi in Italia. Palermo nel quadro della ricostruzione nazionale post-bellica, assume una posizione specifica per essere stata la città più danneggiata del Meridione, e perché ha raggiunto il poco invidiabile primato, tra tutte le città europee bombardate, della più lunga permanenza delle rovine della guerra.Ciò è da ricercare nello stretto intreccio tra motivazioni socio-politiche e urbanistiche, caratterizzato in quel preciso momento, da un lato, da un gap urbanistico determinatosi per la mancata esecuzione del PRG adottato nel 1944 (in seguito al concorso nazionale del 1939) e che si decideva di "sanare" con il Piano di Ricostruzione, che avrebbe dovuto disciplinare la pianificazione urbanistica generale fino ali'ernanazione del successivo PRG (1962); e dall'altro da un particolare momento storico-politico che vedeva la proclamazione dell'Autonomia regionale, prima ancora che si costituisse la Repubblica Italiana. L'approvazione del Piano di Ricostruzione l'8 luglio 1947 fu uno dei primi atti del primo governo regionale che iniziava la sua attività il 25 maggio deiio stesso anno. Le perdite dovute alla guerra furono gravi: risultavano distrutti o gravemente danneggiati 180 edifici pubblici, 46 stabilimenti industriali e tutti gli impianti portuali, di-strutti o inabitabili 123.000 vani, mentre il bilancio delle perdite monumentali si attestava su 15 complessi distrutti, 21 semidistrutti, 75 danneggiati meno gravemente.