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GABRIELLA PALERMO

Dendrolatrie della scia. Corpi arborei e semi della memoria

Abstract

Invisibilizzazione, disumanizzazione, dolore del trauma, naufragio: la scia si produce e si riproduce in mare, in un attraversamento in cui il Mediterraneo diviene eco dell’Atlantico e viceversa. Centrale per questo riecheggiare è la memoria. La memoria di un passato che non è mai passato, che torna a fratturare il presente e continua a riprodursi in un tempo circolare della schiavitù, inteso come futuro creato da essa (Hartman 2007). E la creazione del futuro passa per la coltivazione dei semi della memoria: semi in movimento, che creano così una trama filiforme che unisce l’Atlantico Nero al Mediterraneo Nero. Depositari del passato e base per la creazione del futuro, i semi della memoria e della ri-memoria (Morrison 2018 [1987]) verranno utilizzati nelle pagine che seguono per provare a tracciare questo tempo circolare attraverso l’utilizzo di diverse figurazioni arboree che costellano lo spazio e il tempo della scia. Queste figurazioni arboree, intese come cartografie trasformative, si manifestano come dendrolatrie della scia che costituiscono gli spazi del mare del Middle Passage così come del Mediterraneo: dal sistema della piantagione, narrato nel romanzo Amatissima (Morrison, 2018 [1987]), alle navi della scia quali alberi che solcano i mari, sino ai semi della memoria, simbologia centrale dell’afrofuturismo. Una circolarità di figurazioni arboree che nei loro attraversamenti e movimenti divengono corpi, spazi, prodotti e cartografie della diaspora; una circolarità che richiama quella del tempo della schiavitù, che dal passato – che non è mai passato – frattura il presente e costruisce il futuro.