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VALERIA MAGGIORE

Næss, Goethe, Calvino. Prospettive per un’estetica della natura non-riduzionista

Abstract

Il concetto di “Sé ecologico” proposto da Arne Naess può rivelarsi importante per pensare una discontinuità rispetto alla tradizione scientifica galileiana, promuovendo un approccio più rispettoso dell’ambiente. Si tratta di un’identità allargata e relazionale che, interpretando metafisicamente il principio della Gestaltpsychologie “il tutto è più della somma delle parti”, implica un radicale ripensamento del rapporto uomo-mondo, in una prospettiva che fa eco alle riflessioni di due illustri letterati: J.W. Goethe e I. Calvino. Nel romanzo Palomar, Calvino mette difatti in luce alcuni limiti del metodo analitico su cui si fondano le scienze galileiane e nei suoi scritti scientifici Goethe avanza una concezione della natura che anticipa le riflessioni ecologiche: essa è un tutto onnicomprensivo del quale i singoli individui sono momenti che possono però realizzarsi solo riconoscendosi parte del tutto. Un processo di decentramento del sé che, sottolinea Naess, dà voce non all’uomo ma all’esperienza della natura, espressione ossimorica che indica tanto un complemento di possesso (un’esperienza propria della natura) quanto un complemento di specificazione (l’esperienza che ogni ente, dal suo punto di vista, sperimenta del tutto di cui è parte). La sfida che si pone Naess e che ben si accorda con le riflessioni di Goethe e Calvino è che la nostra immaginazione è sempre antropomorfa e per questo la nostra esperienza della natura non può mai essere neutra: è un esperire estetico che si vive in prima persona e impone il recupero della sfera del qualitativo nel nostro rapporto con l’ambiente.