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STEFANO MONTES

Una ferita al dito

Abstract

Che succede se non si ha voglia, come al solito, di scrivere seguendo un filo unico di pensiero? Che succede se non si ha voglia di scrivere secondo un fine preliminarmente posto? Che succede se si è appena riletto L’esausto di Deleuze e non si ha voglia di “preoccuparsi di quel che potrà accadere” (Deleuze 2015)? Che succede se si accetta il principio che “l’impigliarsi […] getta una luce sul nostro concetto di intendere” (Wittgenstein 1967)? Che succede se non si hanno le idee chiare e ci si lascia trasportare dall’obliquità del senso? Che succede se ci si arrende al fatto che “trascrivendo un’osservazione, quale che sia, non si conservano i fatti nella loro autenticità originaria [ma] li si traduce in un altro linguaggio” (Lévi-Strauss 1988)? Che succede se ci si ferisce a un dito e si vuole cogliere l’occasione per scrivere per flussi di coscienza il cui ritmo è dettato dal pulsare del dito stesso più che dal nitrire delle intenzioni? Succede che…