Skip to main content
Passa alla visualizzazione normale.

PAOLA MAGGIO

Indagini e processi di mafia lungo un secolo

Abstract

Lo studio si sofferma su alcuni importanti processi a partire dall'800 per indagare le difficoltà probatorie nei processi di mafia, valorizzano i riflessi della modellistica processuale, le polizie informali, le delazioni e l'inquinamento probatorio. Nel rapporto “processo-accertamento dei fatti di mafia” la realtà giuridica si spinge oltre le semplificazioni “accusatorio-democrazia” e “inquisitorio-autoritarismo”, dal momento che ogni forma processuale presenta contorni sfumati, labili, talvolta sbiaditi e sovente confinanti nell’altro archetipo. Tratti inquisitori permeano la procedura penale come la si osservi da un lungo arco temporale, anche attraverso la “clinica” giurisprudenziale sempre in bilico tra l’interesse della società alla tutela della sicurezza – e quindi alla repressione – e i diritti dei singoli al rispetto delle loro libertà. Guardando al contrasto a Cosa Nostra attraverso alcuni momenti storici e altrettanti “casi clinici”, emergono talune costanti rintracciabili a prescindere dalle modellistiche processuali e dalle fattispecie sostanziali . La “mafia” siciliana, radicata nelle sfere profonde della società, connotata da forza economica, è capace di fornire protezione e servizi, di istituire legami con il potere politico. Vive sommersa, si fa agio di complicità autorevoli, sfugge al filtro del controllo giudiziario, palesandosi a lungo come mero fenomeno culturale ed etnografico, osservante precisi codici etici e semiotici che della società del “mal fare” hanno determinato il nucleo organizzativo, la distribuzione dei ruoli e delle mansioni, il vincolo dell’omertà e i cifrari di comportamento alle cui violazioni avrebbero fatto seguito inappellabili castighi.