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GILBERTO MONTALI

L'anfiteatro di Sabratha: vecchie indagini e nuove ricerche

Abstract

L’Anfiteatro di Sabratha, ignorato dai viaggiatori del XVIII e XIX secolo, venne segnalato nel 1912 da Henri Méhier de Mathuisieulx ed indagato da Renato Bartoccini a partire dal 1924. Gli scavi e le ricerche portate avanti in quegli anni permisero di rimettere in luce gran parte del monumento, che rimase tuttavia non pubblicato. Recenti scavi e ricerche hanno adesso permesso di redigere un nuovo rilievo ed un nuovo studio del monumento. Il grande edificio, realizzato in conci di calcarenite locale, venne costruito sfruttando una cava di pietra alla periferia orientale della città antica probabilmente alla metà circa del II secolo d.C. e, contrariamente a quanto finora ritenuto, venne effettivamente completato, come testimonia l’esistenza di alcune cornici con i fori per il velarium. Impiega come unità di misura il cubito punico ed è possibile rintracciare anche lo schema geometrico proporzionale sotteso al progetto. Si stima potesse contenere circa 20-25.000 spettatori, un numero assai elevato in rapporto alla popolazione della città: il suo bacino di utenza era amplificato dalla vocazione mercantile dell’emporio e dalla periodica presenza delle carovane che trasportavano fin qui dal cuore dell’Africa Nera avorio, oro, animali e schiavi. Gli spettatori potevano assistere a grandiosi munera come quelli offerti da G. Flavio Pudente (IRT, 117). Probabilmente danneggiato da un sisma nel corso del IV secolo d.C., l’edificio venne abbandonato e spogliato quasi completamente nel VI secolo d.C.