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FERDINANDO MAZZARELLA

Un diritto per l'Europa industriale. Cultura giuridica ed economia dalla Rivoluzione francese al Secondo Dopoguerra.

Abstract

Nel 1807 la Francia di Napoleone raccoglieva nel primo Codice di commercio della storia i motivi salienti della cultura giuridica del tempo, e più specificamente quegli aspetti che, emersi nel decennio rivoluzionario, erano usciti indenni dalla “restaurazione” d’inizio secolo: eguaglianza giuridica formale, unicità del soggetto di diritto, prospettiva individualistica, egemonia del diritto di proprietà. Nel corso del XIX secolo la cultura giuridica avrebbe cercato di rielaborare gli schemi ordinanti della codificazione napoleonica, ricalcandone però nel complesso le linee ideologiche e l’impianto concettuale. Diritto ed economia viaggiavano a doppia velocità: sullo sfondo di un’Europa avviata all’industrializzazione, la cultura giuridica faticava, arroccata intorno ai canoni dell’individualismo proprietario, a superare un diritto che era stato progettato agli inizi del secolo per un’economia agraria e mercantile, cucito addosso ai “tipi” individuali del proprietario fondiario e del commerciante. Dalla fine del secolo il ritorno dei fatti economici e sociali al centro dell’attenzione del giurista avrebbe rinnovato anche le prospettive della scienza gius-commercialistica, favorendo l’avvio di una riflessione sul momento della produzione industriale e sul ruolo delle strutture economico-giuridiche caratterizzate dalla multifunzionalità degli atti, dalla complessità della macchina organizzativa, dalla latitudine dell’attività commerciale. Con il nuovo Codice di commercio tedesco (HGB) del 1900 si delineava un nuovo fulcro dell’esercizio commerciale, che non era né il commerciante né i singoli atti di commercio, bensì il complesso dei beni, dei valori e delle persone funzionalmente organizzati per l’esercizio dell’attività commerciale. Iniziava, per il diritto commerciale europeo, una nuova fase, alimentata dalla riflessione scientifica della dottrina austro-tedesca, che s’irradiava in Italia, Spagna e Francia con accenti e ritmi diversi, conformemente alle peculiarità di ciascuna cultura giuridica nazionale. L’ideologia corporativa dei regimi totalitari, testimoniata ad esempio dalla Carta del Lavoro fascista (1927) e dal Fuero del Trabajo franchista (1938), avrebbe contribuito allo sviluppo di un sistema imperniato sull’impresa, intrecciandosi con le suggestioni tecniche di giuristi come Mossa, Garrigues e Riperts.