La fine dell’artista bohémien……o l’irresistibile ascesa dell’artista (auto)imprenditore
- Autori: MANTOAN, Diego
- Anno di pubblicazione: 2016
- Tipologia: Articolo in rivista
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/560417
Abstract
L’immaginario collettivo è un’entità insidiosa, poiché ciò che vi si fissa scivola verso lo stereotipo permanente. Tale resistenza è dovuta alla nostra necessità di consolatorie convenzioni sociali, da cui emergono i paradigmi che ci guidano nell’esplorazione dell’esistente. 1 Uno di questi miti, all’apparenza impossibile da scardinare, è quello dell’artista bohémien inteso come anticonformista per eccellenza, insofferente ai lacciuoli della società. La figura dell’autore romantico che dall’atelier progetta di rivoluzionare il mondo ha certo subito qualche défaillance, se si considerano eccessi e imperscrutabilità dell’arte contemporanea, ma in sostanza non ha perso il suo smalto originario nel sentire comune. In questa visione gli artisti sopravvivrebbero spensierati e avulsi dalla funzionalità delle cose, mentre la realtà dei fatti presenta esempi di celebrità che agiscono quali imprenditori della creatività. Addentrandosi nella quotidianità del sistema dell’arte, si scopre un mondo guidato da istinti molto vicini a quelli del business più sfrenato. Che fine avrebbe fatto quindi l’artista puro, quello con la “A maiuscola”, capace di vivere soltanto di pane, acqua e creatività – sempre che sia mai esistito?