IL RESTAURO DELLA STATUA IN STUCCO “LA PENITENZA” NELLA CHIESA DI SANTA NINFA DEI CROCIFERI A PALERMO
- Authors: Giuseppe Di Ganci, Giuseppe Inguì, Gisella Bianconi, Fabrizio Agnello, Bartolomeo Megna
- Publication year: 2018
- Type: Contributo in atti di convegno pubblicato in volume
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/359735
Abstract
In questo lavoro viene presentato il restauro della statua in stucco rappresentante l’allegoria della Penitenza di scuola Serpottesca. L’opera si trova nella chiesa di Santa Ninfa dei Crociferi a Palermo e fiancheggia l’altare della cappella della Madonna della Salute insieme all’allegoria della Giustizia. L’opera non è autografa, nulli sono gli atti che ne documentano con certezza l’identità, ma è inequivocabile la sua appartenenza alla scuola dei Serpotta, la più importante bottega di maestri stuccatori del barocco siciliano, il cui massimo esponente è stato Giacomo. Il manufatto versava in condizioni di conservazione drammatiche principalmente a causa di, ormai risolte, ingenti infiltrazioni di acqua piovana che avevano portato alla conseguente fuoriuscita di abbondanti efflorescenze saline che ne deturpavano completamente la leggibilità, donando alla delicata figura femminile una barba inappropriata e cancellando le morbide linee degli abiti dietro una coltre indistinguibile, facendo perdere all’opera il contenuto espressivo. Lo studio qui presentato è partito dall’indagine dei fenomeni di degrado e dei materiali costitutivi per poter progettare al meglio l’intervento, individuando l’origine dei sali e suggerendo la scelta di metodi di intervento non acquosi. A fianco della diagnostica sulle condizioni di degrado è stato effettuato lo studio dei materiali costitutivi, dagli elementi strutturali in legno ai tre strati di stucco che spesso costituivano il metodo di realizzazione tipico dei Serpotta ed infine è stata effettuata una ripresa con restituzione 3D mediante un laser scanner Leica HDS7000. L’intervento di restauro è stato di tipo conservativo, mirato a preservare l’integrità dell’opera al fine di garantirne la fruizione nel tempo, restituendo all’opera unità strutturale tramite la conservazione dei materiali costitutivi, e preservando l’unità visiva. Il primo passo è consistito nella rimozione dei sali che occultavano sensibilmente il modellato dell’opera e ha permesso di rilevare anche i segni di pregressi interventi di restauro e un forte stato di compromissione dei materiali originali non visibile inizialmente. Questa operazione ha permesso di procedere con la fase di compilazione della scheda per il rilevamento e la documentazione dei manufatti lapidei, secondo le indicazioni-direttive dell'Istituto Centrale per il Restauro (ICR), e della scheda OA su disposizioni dell'Istituto Centrale per la Catalogazione e Documentazione (ICCD). Le successive operazioni di rimozione di strati sovrammessi, gli interventi di consolidamento puntuale delle parti a rischio di caduta e riadesione di parti distaccate ha dovuto seguire l’indicazione di ridurre al minimo, quando non escludere del tutto, l’apporto d’acqua sull’opera e si è dovuto scegliere, in accordo con gli organi di sorveglianza, di non procedere alla rimozione di integrazioni materiche adese all’opera al fine di evitare eccessivi stress ai materiali originali. La restituzione estetica ha infine portato a minimi interventi di stuccatura di lacune e chiusura di lesioni che potessero garantire una buona leggibilità e un’efficace conservazione dell’opera. L’intervento eseguito, infine, potrà fornire una guida completa su cui modellare gli interventi relativi ad altre opere in stucco presenti nella stessa cappella interessate dagli stessi fenomeni di degrado come la sopracitata allegoria della Giustizia, statua sorella di quella recuperata con questo intervento.