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MANFREDI LEONE

Centri storici e territorio. Il caso di Scicli (Historical towns and their hinterland. The Scicli case study) Firenze, Alinea, 2010 (altri autori: Giuseppe Abbate, Giuseppe Trombino). ISBN 978-88-6055-578-6

Abstract

La ricerca che presentiamo deriva da un rapporto virtuoso tra un ente locale di tradizioni illustri, il Comune di Scicli, in provincia di Ragusa, e una struttura di ricerca dell’Università di Palermo – il Centro Interdipartimentale di ricerca sui centri storici (C.I.R.CE.S.) che ha la finalità di fornire consulenza e supporto scientifico alle iniziative degli enti territoriali riguardanti politiche e piani di riqualificazione urbana e territoriale e recupero dei centri storici . Il comune di Scicli nel contesto territoriale Il territorio comunale è caratterizzato da un paesaggio di grande fascino in cui si alternano le fenditure scoscese delle “cave” e i costoni collinari che le disegnano. I fianchi delle colline a volte presentano configurazioni prevalentemente naturalistiche, costituite da bianchi paesaggi di roccia punteggiati dagli ingressi alle abitazioni in grotta e da macchie di vegetazione rupestre, a volte si presentano fittamente edificati con costruzioni a cascata aggrappate al suolo nelle forme più temerarie. Il comune di Scicli presenta una molteplicità di risorse territoriali (storiche, culturali, architettoniche, archeologiche, naturalistiche, artistiche) che compongono un “capitale territoriale” di inestimabile valore e grandi potenzialità, che però e necessario gestire con efficacia prevedendo nuovi ruoli e nuove funzioni produttive in grado di concorrere a un nuovo sviluppo economico della comunità. Il centro storico Il centro storico di Scicli, esteso circa 25 ha, è connotato da una grande concentrazione di straordinarie architetture monumentali per lo più ricostruite o edificate ex novo dopo il terremto del 1693. La struttura urbana, scolpita tra le “cave”, è incuneata tra tre alture su cui sorgono resti di fortificazioni, santuari, chiese e complessi conventuali. Da nord verso sud le colline prendono il nome dalla chiesa e convento del Rosario, dalla chiesa di S. Matteo, dall’ex convento della Croce. La città storica è connotata da un paesaggio eccezionale in cui natura e artificio si sovrappongono, si mischiano e si integrano dando luogo a configurazioni straordinarie di grande impatto visivo. Anche “le cave”, che hanno conservato il ruolo di grandi collettori idrici, hanno assunto un carattere monumentale con il rifacimento degli argini, nei tratti che attraversavano la città, rifiniti con una luminosa pietra da taglio. La copertura di alcuni tratti delle cave e la trasformazione in percorsi veicolari, comprensivi di parcheggi, come nel caso della cava di S. Bartolomeo ha banalizzato e impoverito il paesaggio urbano. La ricostruzione della storia urbana La nostra indagine ci ha portato a ipotizzare tre fasi principali di sviluppo e di trasformazione dell’insediamento: una fase che comprende i secoli XIV e XV; una fase che comprende i secoli XVI e XVII e una fase che comprende i secoli XVIII e XIX. Nell’ultima fase sono inclusi gli effetti del terremoto del 1693 e sono registrate le grandi trasformazioni avvenute nell’ottocento, ravvisabili anche con la sovrapposizione delle planimetrie catastali. Nel costruire tali ipotesi si è tenuto conto dell’entità della popolazione fornita dai riveli e delle vistose variazioni causate da eventi storici di grande impatto come le epidemie di peste e il terremoto del 1693.