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DONATELLA LA MONACA

«Perché l’intelletto abbia respiro e la giustizia abbia il suo corso». La testimonianza civile di Giuseppe Antonio Borgese

Abstract

Nel gennaio del 1935, sul periodico antifascista «Giustizia e Libertà» approdano alla luce editoriale le due lettere indirizzate da Borgese a Mussolini, il 18 agosto del 1933 e il 18 ottobre del 1934, in cui prende corpo la testimonianza del dissenso dell’intellettuale, già dal 1931 trasferitosi in America, rispetto alla deriva autocratica del regime in Italia. Il discorso epistolare, mosso dalla volontà di esprimere il diniego all’imposizione del giuramento fascista agli intellettuali e strategicamente ignorato da Mussolini, giunge, nella seconda lettera del ’34, alla definitiva frattura dal fascismo cui si oppone la «libera unione degli stati d’Europa», un disegno civico coltivato nel tempo con crescente determinazione progettuale. Ci si sofferma sul valore testimoniale diqueste missive e sulle modalità con cui il dialogo intertestuale con i coevi diariamericani ne interseca, integra e arricchisce lo spessore privato e pubblico. Tale lettura incrociata conferisce infatti, al “racconto” di una parabola individuale quel respiro collettivo che avrà nel Golia. Marcia del fascismo e nel Disegno preliminare di costituzione mondiale la sua evoluzione inventiva e utopica.