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DONATELLA LA MONACA

"Scrisse di tutto e fu sempre lui": Orio Vergani e la parabola di "Legioni e Falangi" tra reportage e racconto.

Abstract

Nel microcosmo degli scritti di un “attivista della notizia fresca e della sensazione vissuta” quale è Orio Vergani novelliere, romanziere, autore di opere teatrali, modulato sulla “doppia tastiera” del reportage e dell’invenzione letteraria, si staglia il rapporto con la Spagna, crogiuolo da cui si genera la collaborazione con “Legioni e Falangi”. Si può ricondurre al luglio del 1936 la matrice del lungo racconto della vita della penisola iberica, così come si delinea sulle colonne del periodico, attraverso gli articoli dello scrittore, durante il triennio della militanza ideologica della rivista, dal 1940 al 1943. A quell’estate risale, infatti, la reclusione, per mano anarchica, del giornalista, inviato dal “Corriere della Sera” per saggiare i prodromi di quella che a breve sarebbe divampata come una sanguinosa e spietata guerra civile. Si susseguono, dal suo rientro, con regolarità, sul rotocalco mensile, edito in Italia e in Spagna, i capitoli di un unico ‘discorso’ sempre più scevro da concessioni oratorie all’eloquio ufficiale, di riferimenti ideologici e slittato verso l’affabulazione evocativa, la traduzione narrativa dei dati memoriali, la costruzione sensoriale dell’immagine, il ritmo diaristico. Dall’Assedio dell’Alcazar. Film di un popolo del 1940 alla Grande vasca del 1943, prende corpo un percorso di significativa rimeditazione del vissuto personale e storico che, non a caso, si chiude nell’ultimo anno con prose di invenzione pura.