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RICCARDO GUARINO

Biodiversità e stenocoria all’interno delle diverse classi di vegetazione dei monti Peloritani: l’effetto dell’azione umana sugli spettri biologici e corologici ponderati.

Abstract

Il bacino del Garda fu colonizzato dall'uomo sin dal Neolitico. Uno studio floristico effettuato tra il '92 ed il '94 lungo la sponda bresciana su una fascia compresa tra 0 e 100 m sul livello del lago, ha permesso di evidenziare le relazioni esistenti tra l'attività umana e la distribuzione di determinati contingenti floristici nell'area anzidetta. Gli interventi umani più evidenti sono stati i seguenti: * Bonifica, drenaggio o diserbo delle zone umide. Sostituzione con colture irrigue od attrezzature balneari. * Elimina-zione dei boschi ascrivibili all'ordine dei Populetalia albae dalle conoidi di deiezione e dalle sponde moreniche subpianeggianti a sud del bacino. Sostituzione con prati pingui da sfalcio (Arrhenatheretalia), colture irrigue, campeggi, abitazioni. * Eliminazione di parte dei popolamenti a Quercus ilex. Sostituzione con oliveti e limonaie. Le situazioni più acclivi furono terrazzate o adibite a pascolo (Mesobromion). * Eliminazione o ceduazione dei boschi misti dominati da Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus. Sostituzione con vigneti, oliveti, laureti, pascoli ed insediamenti umani. La ceduazione ha modificato notevolmente la fisionomia dei boschi, favorendo l'Ostrya e il Fraxinus a scapito della Quercus pubescens, dotata di inferiore capacità pollonifera. Il disboscamento dei versanti ha inoltre favorito l'espansione del contingente floristico mediterraneo: le specie che lo costituiscono, primariamente insediate in stazioni semirupestri fortemente acclivi, si sono unite ad un contingente pontico-illirico nel formare estesi popolamenti erbaceo-camefitici che traggono vantaggio dalle condizioni xerotermiche che si stabiliscono a livello microclimatico per la diretta esposizione all'irraggiamento solare di un suolo già povero di acqua per la sua tessitura grossolana. Tra le specie censite sono state distinte 5 diverse florule rappresentative dei diversi ambienti e tipi vegetazionali presenti nell'area studiata: 165 specie costituiscono la flora delle cenosi rupicole eliofile e delle praterie xeriche primarie e secondarie (occupanti un'estensione pari al 40% dell'area studiata), 140 sono legate a boschi, margini boschivi, boscaglie e cespuglieti (18%) , 51 ai prati pingui (10%), 56 ai luoghi umidi (alvei, riva del lago, pozze d'acqua, rupi stillicidiose) (5%), 158 infine prosperano su suoli denudati, margini viari, colture sarchiate, ruderi, lidi, muri, ecc. (27%). La comparazione degli spettri biologici delle florule mostra una netta predominanza di emicriptofite nei primi 4 raggruppamenti (rispettivamente 55,8%, 38,6 %, 76,5%, 50%) e di terofite nell'ultimo (60%). Ben rappresentate sono pure le camefite nel primo raggruppamento (20%) e le fanerofite e geofite nel secondo (25% e 22,1%). Gli spettri corologici mostrano una significativa dominanza di elementi mediterranei (principalmente specie eurimediterranee) e pontico-illirici (rispettivamente 41,1% e 16%) nel primo raggruppamento e di specie subcosmopolite nell'ultimo (50%). Tali elementi risultano scarsamente rappresentati negli altri raggruppamenti. Ciò dimostra che il fattore antropico ha avuto un peso determinante nel caratterizzare la fisionomia del paesaggio benacense, da sempre decantato per la sua somiglianza col paesaggio costiero mediterraneo.