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IGNAZIO GIACONA

False informazioni per ottenere il reddito di cittadinanza o l’assegno d’inclusione, nel groviglio della disciplina sulle indebite percezioni

Abstract

La generale e frettolosa abrogazione della normativa sul reddito di cittadinanza (introdotta dal d.l. n. 4/2019) a opera della legge c.d. di bilancio 2023 (art. 1, comma 318, l. n. 197/2022, con efficacia dal 1° genn. 2024), ha involontariamente travolto anche il reato di false informazioni finalizzate al conseguimento di tale erogazione (art. 7, d.l. n. 4/2019). Cercando di rimediare all’errore, il d.l. n. 48/2023 (art. 13, c. 3), in vigore dal 5 maggio 2023, ha previsto che tale reato continua a essere applicabile. L’autore ritiene che i fatti commessi tra il 1° gennaio e il 4 maggio 2023 non siano punibili in base all’art. 7, d.l. n. 4/2019, ma secondo l’art. 640-bis c.p. (nei casi meno frequenti di controllo preventivo da parte dell’ente erogatore) ovvero (più spesso, in applicazione del quarto comma dell’art. 2 c.p.) in base agli artt. 56 e 316-ter, c. 1, c.p., come tentativo d’indebita percezione di pubbliche erogazioni (mentre non sarebbero in alcun modo punibili nelle ipotesi di mancato superamento della soglia di cui al secondo comma dell’art. 316-ter c.p.).