Vittorio Gregotti, il Sud e la scoperta della dimensione antropogeografica dell'architettura
- Autori: Guarrera Fabio
- Anno di pubblicazione: 2021
- Tipologia: Articolo in rivista
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/531704
Abstract
In una conferenza tenuta il 23 marzo 2010 a Cosenza, Vittorio Gregotti ha affermato che non si può comprendere l’Italia se non la si guarda da Sud. Nonostante la sua parabola critica sia stata sempre caratterizzata da una forte assertività, l’affermazione sopra citata si colloca oltre la semplice parafrasi retorica della celebre frase di Goethe: essa rappresenta l’esplicito riconoscimento del debito acquisito nei confronti di alcune esperienze progettuali, realizzate dal progettista novarese a partire dalla fine degli anni sessanta in Calabria e in Sicilia. Esperienze che hanno permesso a Gregotti di chiarire e precisare la propria visione critica dell’architettura. Il contributo che qui si propone ha l’obiettivo di tracciare le tappe fondamentali del pensiero teorico gregottiano, a partire dalla formazione avvenuta al fianco di Ernesto Nathan Rogers. Una evoluzione intellettuale, quella di Gregotti, che parte dalle realizzazioni di opere di stampo “neorealista” eseguite in collaborazione con Giotto Stoppino e che giunge alla costruzione del Teatro di Aix en Provence, passando per le grandi sedi universitarie di Firenze (non costruita), Palermo e Cosenza. Esperienze “meridionali” (anche Firenze e Aix sono “a sud” rispetto al contesto europeo) che hanno permesso a Gregotti di scoprire l’importanza della dimensione antropogeografica e topologica dell’architettura.