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TIZIANA ROSA LUCIANA FIRRONE

The brick furnace of Pisciotto Country, in Scicli: an example of "human disaster"

Abstract

La fornace in contrada Pisciotto in Scicli: un esempio di "disastro umano" La Fornace Penna in Contrada Pisciotto, a Scicli è oggi un imponente ed elegante rudere dalla suggestiva bellezza, sfiorita e mortificata dal trascorrere del tempo e dall’incuria dell’uomo. Lo splendido paesaggio che faceva da sfondo al manufatto, è oggi deturpato da costruzioni abusive e da villaggi turistici ad alta ricettività; mentre lo sperone roccioso dal quale un giorno svettava l’alta ciminiera, si è trasformato in "luogo del cinema", vincolo che insieme a molti altri in realtà poco hanno fatto per la salvaguardia di questo bene. Il tempo sembra essersi fermato ad una notte di fine gennaio del 1924 (forse 1926), quando l’intero opificio venne avvolto dalle fiamme di un incendio di natura dolosa che ne ha arrestato per sempre la fiorente attività produttiva. La natura si è lentamente riappropriata di quell’area, invadendo gli spazi occupati un tempo dalle strutture murarie ormai cadenti. L’inarrestabile degrado e il disinteresse delle amministrazioni locali hanno fatto il resto: la struttura maestosa dello stabilimento si disintegra lentamente e le sue bianche pietre di calcare duro, composte con mirabile maestria dagli artigiani del tempo, tornano a riconquistare il suolo. Oggi la fornace Penna è uno dei più interessanti esempi di Archeologia Industriale in Sicilia, oggetto di grande interesse culturale e di infinite polemiche e diatribe sui possibili interventi volti al recupero, al restauro di mantenimento o soltanto alla messa in sicurezza dell’impianto ma che, purtroppo, interessi privati e lungaggini burocratiche ostacolano inesorabilmente.