Isolamento e tipizzazione di stipiti di Dipodascus capitatus: patogeno opportunista emergente
- Authors: Fasciana, T.; Calà, C.; Bonura, C.; Capra, G.; Seddio, G.; Immordino, R.; Chiaramonte, R.; Giammanco, A
- Publication year: 2016
- Type: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/236823
Abstract
L’incidenza delle infezioni micotiche ha subito negli ultimi decenni un incremento rilevante, sia in ambito ospedaliero che comunitario. In ambiente ospedaliero il problema sta assumendo dimensioni preoccupanti poiché, sebbene Candida spp. si debba considerare il principale responsabile di infezioni correlate ai miceti, emergono altre specie il cui ruolo deve essere accertato. In particolare Dipodascus capitatus, forma teleomorfica di Geotrichum capitatum, microrganismo che può risiedere nel suolo, sulla pelle e nel tratto respiratorio e gastroenterico, nel passato considerato un contaminate o un innocuo colonizzatore, da qualche anno è stato associato ad infezioni soprattutto nei pazienti immunocompromessi. Sebbene le infezioni da tale microrganismo siano spesso favorite dall’uso di antibiotici e di cateteri, le forme invasive sembrano verificarsi in pazienti neutropenici e nei soggetti sottoposti a chemioterapia intensiva per leucemia acuta. Dai reparti ad alto rischio sono stati anche rilevati episodi epidemici D. capitatus-correlati. Il suo riscontro non deve quindi essere sottovalutato ed è necessario poter disporre di test semplici che ne permettano una rapida identificazione. Tra i metodi fenotipici quello che si basa sulla valutazione della crescita in terreno cromogeno è considerato ottimale, soprattutto se si utilizza il CCA (Chromogenic Candida Agar, Oxoid); ed è stato già descritto quale metodo molecolare il sequenziamento. Anche dai reparti dell’A.O.U.P. “P. Giaccone” di Palermo, nel corso dell’ultimo anno, sono stati isolati stipiti di D. capitatus. I ceppi, provenienti da tre pazienti, da campioni diversi e da differenti reparti, sono stati identificati fenotipicamente, utilizzando il CHROMagar Candida (BD), e la loro identificazione è stata confermata tramite sequenziamento. Inoltre, al fine di valutare l’eventuale diffusione epidemica di questi isolati, sono stati utilizzati la PCR fingerprinting che prevede l’utilizzo della sequenza core del fago M13 e la RAPD (Random Amplification of Polymorphic DNA) utilizzando il primer Ope-4 e la combinazione dei primer W80A-Ap12h.