Mozaik, design culture in Turchia
- Autori: Ferrara, Cinzia,
- Anno di pubblicazione: 2011
- Tipologia: Articolo in rivista (Articolo in rivista)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/289170
Abstract
Infinita e senza centro. Con questa espressione, laconica e surreale, Orhan Pamuk definisce efficacemente Istanbul, la sua città che si trasforma di continuo, dilagando sul territorio. Espandendosi lentamente ma in maniera inesorabile, invadendo come liquido su marmo, parti di Oriente e di Occidente. Inglobando, come fosse terreno edificabile, quel mare che costituisce la fluida cerniera tra i paesi, abitandolo con ogni forma e grandezza di imbarcazione. Infinito e senza centro come un mosaico, composto da piccole tessere poco significative, se osservate una per una, nel colore, nella forma appena abbozzata, nella lucentezza, quelle tessere che composte danno vita a un’opera polifonica, in cui sarebbe profondamente sbagliato pensare a una semplice sommatoria di elementi, perché il risultato va ben al di là di questo, producendo un effetto esponenziale e dilagante sulla superficie ricoperta che perde la matericità per acquistare l’infinitezza data dalla scomposizione in frammenti.