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ANNA FICI

Nella giostra della social photography

Abstract

Oggi la fotografia va ben oltre la fissazione dei ricordi. Il volume riprende la nota ricerca di Bourdieu relativa agli usi sociali della fotografia intorno alla metà degli anni Sessanta. Da questa si desume che un tempo gli scatti dei non professionisti, mediati dall'habitus di classe, intercettavano i momenti topici della vita sociale e le tipicità espresse da una cultura condivisa. Mentre le foto dei professionisti aspiravano a riconoscere i momenti decisivi in senso autoriale in vari ambiti (reportage, moda, paesaggio, pubblicità…). Oggi, in virtù dell'accelerazione sociale, siamo incerti sulla direzione della Storia. Tutti i fenomeni sono potenzialità del mondo, come tutte le immagini sono potenzialità dell'essere; potenzialità del sé tutti i selfie. Le linee della socialità sono disegnate dalla fotografia, che si fa linguaggio attivo e mediazione nella relazione con sé stessi e con gli altri. Occorre che lo sguardo della sociologia torni a posarsi su questo fenomeno, certo profondamente mutato da quando Bourdieu se ne occupò, tra gli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo, tenendo conto delle riflessioni prodotte dai saperi limitrofi e degli effetti che l'attuale overload di immagini sta avendo sulla Fotografia. Per fare il punto della situazione, l’autrice raccoglie le opinioni di quindici fotografi appartenenti a diverse generazioni, noti e meno noti, che praticano nei diversi ambiti della fotografia professionale: Vincenzo Zaffuto, Giuseppe Mazzola, Gabriele Lentini, Alfredo D’Amato, Fabio Sgroi, Francesco Faraci, Tony Gentile, Giacomo D’Aguanno, Fabio Savagnone, Max Serradifalco, Antonio Biasiucci, Salvo e Dodo Veneziano, Giuseppe Sinatra, Ferdinando Scianna