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SALVATORE DAMIANO

Drawing space in the places of myth: Luigi Moretti and Sicily

Abstract

Come si disegnava l’architettura negli anni ’30? È questo il quesito di partenza attraverso cui si vuole imbastire una più ampia riflessione sull’architettura di quel periodo, assumendo come riferimento un progetto siciliano di Luigi Moretti: la Casa del Balilla di Messina del 1936. L’analisi iniziale del corpus delle tavole di progetto dell’edificio ha preventivamente lo scopo di valutare i contenuti espressivi del disegno inteso come strumento disciplinare proprio dell’architettura. Ma il fatto che l’opera prima di Luigi Moretti in terra di Sicilia non abbia mai visto la luce ha altresì indotto all’elaborazione di un’esegesi ulteriore, consistente nella costruzione di un modello tridimensionale virtuale dell’edificio: un processo atto a verificare la complessità delle forme trascendendo l’imprevedibilità che pervade il prodotto ultimo di questa consecutio logico-applicativa degli strumenti propri della Scienza della Rappresentazione: le immagini digitali. Pertanto la riduzione dell’oggetto tridimensionale (il modello) in ente a due dimensioni (l’immagine) pone questioni sia metalinguistiche che proiettive: il modello funge da strumento critico che esplica la realtà immaginata da Luigi Moretti, restituendone – attraverso la forza euristica delle immagini – tutte quelle tensioni sintattiche, spaziali, architettoniche, urbane o addirittura territoriali che l’edificio avrebbe possibilmente generato.