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ROBERTO DEIDIER

Roma nello sguardo di Juan Rodolfo Wilcock

Abstract

La mia proposta fa riferimento al panel «Saggi e testi di finzione sull’Italia del Secondo Novecento pubblicati in altri sistemi letterari che restituiscano, reinventino o reinterpretino l’Italia contemporanea», anche si i testi in questione, scritti da un autore argentino, sono stati pubblicati all’interno del sistema letterario italiano. L’autore in questione è Juan Rodolfo Wilcock (Buenos Aires 1919 – Lubriano 1978); l’interesse sulla sua opera è cresciuto negli ultimi vent’anni tra l’Italia, suo paese di origine per parte materna e paese di adozione, e l’Argentina, dove fu presente nella cerchia letteraria comprendente Borges, le sorelle Ocampo, la rivista «Sur». Il mio intervento verterebbe, con riferimento alle più recenti indagini sul paesaggio e sulla geocritica, sull’immagine di Roma in questo autore, spaziando dalla poesia alla narrativa al teatro. È ormai noto, ad esempio, che la pièce scritta a quattro mani con Silvina Ocampo, Los traidores, fu autotradotta da Wilcock non senza sostanziali rimaneggiamenti e con una nuova titolazione, Giulia Donna. A cosa poteva rispondere questa operazione, per Wilcock? Quale nuova immagine di Roma si configura tra l’originale e la sua riscrittura in italiano? Infine, quale Roma emerge dalla geografia dei suoi versi, o cosa trapela, della Città eterna, tra le righe dei suoi racconti e dei suoi romanzi? Il mio studio cercherà di rispondere a questi interrogativi, ponendosi così in linea con i temi del Convegno.