Archetipolatria e summa iconologica
- Authors: Di Benedetto, G
- Publication year: 2015
- Type: Capitolo o Saggio (Capitolo o saggio)
- OA Link: http://hdl.handle.net/10447/177598
Abstract
Simboli ed attributi intesi quali vulgata iconografica delle virtù della città di Palermo, posti a corredo del suo nume tutelare, secondo il distico strofico epigrafico del gruppo scultoreo del Marabitti, nella mitopoietica Flora Julia, assurgono, insieme ai loro significati opposti, a chiave di interpretazione ermeneutica dell'opera di Enzo Venezia. L’applicazione di attente e ricercate strutture compositive, e l'abilità (da architetto) di "architetturare" la visione e, soprattutto, la rappresentazione delle cose, genera la cura per l'insieme e per il particolare verboso e magniloquente, in grado di divenire sostanza principale e tema conduttore di ogni struttura narrativa; un registro estetico autonomo, che stabilisce, spesso, una valenza indipendente dall’insieme dell'opera. Capace di rigenerarsi e di divenire icona. Nei casi più emblematici e paradigmatici, il dettaglio è lo spazio dell’eccesso, la forma conchiusa del frammento. Ed è proprio nel frammento che trova congrua estensione la sovrabbondanza delle opere di Enzo Venezia. Frammenti, infiniti frammenti sono pure gli esiti delle voluttuose, rigenerative "deflagrazioni" operate sui simboli laico-religiosi panormiti.